Fiducia rinnovata al Patto, che rappresenta il punto di partenza per trovare le soluzioni necessarie al Paese. Ma le forme per rilanciare la sua azione passano dalle esortazioni a non perdere tempo, lanciate da Gabriele Gatti, al suo rafforzamento, attraverso l’intesa con l’area socialista, chiesta da Claudio Podeschi, oppure aprendo una riflessione anche con il Psd, come suggerito da Clelio Galassi. A riguardo Luigi Mazza chiarisce invece che non vuole parlare di allargamento del Patto, ma di ricerca di “nuove traiettorie sui contenuti”, su cui poi si fanno le alleanze. Le battute finali del dibattito dei delegati vedono come protagonisti i democristiani di “lungo corso”, i cui interventi erano tra i più attesi dell’assise, e che si sono confrontati sulle prossime linee politiche della Dc e del suo ruolo nella coalizione di maggioranza
Così, nel suo intervento, Gabriele Gatti sprona la Dc a non tentennare nei “rituali della politica”, la invita piuttosto a spingere l’acceleratore per “fare cose importanti per il Paese, perché non abbiamo più tempo”. Incombe sulla Repubblica “un accanimento immotivato e fuori luogo” da parte dell’Italia: “Oggi temo che il problema sia ben altro- spiega- ovvero che si metta in dubbio la sovranità della Repubblica di San Marino, la nostra autonomia”. Sfiora poi il tema dell’addio alla segreteria per le Finanze, “una fortuna per me ma non per il partito- aggiunge- perché piegarsi in questo modo è inaccettabile”.
Analizza il quadro politico Podeschi: per semplificarlo “occorre fissare uno sbarramento con la legge elettorale”. E per farlo propone “l’aiuto di maggioranza e opposizione”. “Dobbiamo partire dal Patto”, chiarisce, per allargare poi lo sguardo allo scenario politico: “Con il Psd abbiamo collaborato bene in passato se la centralità era nostra- ricorda- ma nel 2006 hanno scelto l’alternanza, mandandoci all’opposizione”. Ciò è sufficiente a confermare che “sono altra parte rispetto a noi”. Meglio quindi, avanza Podeschi, “ricercare l’intesa con l’area socialista”. Diversamente, per Galassi gli uni non precludono gli altri: “Si può ragionare con i Socialisti riformisti e non solo, anche con una parte del Psd”, manda a dire. “Con Ap i rapporti si devono rafforzare, mentre siamo il naturale alleato di Nps, ma non basta”, riconosce. Anche perché “il Paese non si può permettere di affrontare elezioni anticipate”. L’aggregazione non deve però portare alla rinuncia del “nostro nome e al nostro simbolo”. Pollice verso nei confronti degli ex: “Sono amareggiato e schifato dagli Eps”, sottolinea. Infine, nessun compromesso infine con Ddc e Su.
Luigi Mazza punta il dito contro chi a parole sostiene di essere per il Patto e “la mattina dopo ci diamo contro”, perché così non si lavora per la maggioranza. Prende le distanze quindi da chi si è lamentato del primo alleato: “Non sono dell’avviso che la Dc sia appiattita su Ap, siamo partiti politici che si confrontano e portano le loro idee, se non siamo in grado di sostenere le nostre proposte siamo noi in deficit”.
Preferisce però non parlare di allargamento della coalizione: “Non è possibile”. Piuttosto sono da definirsi “nuove traiettorie sui contenuti”, perché le alleanze, conclude, si fanno si fondano su questi.
