
compito di intercettare velivoli entrati senza autorizzazione nello spazio aereo nazionale. E’ quanto fanno sapere all’Aeronautica. Dopo gli aerei libici atterrati nel pomeriggio a Malta, sono state dunque innalzate le misure per la difesa aerea italiana. Sia da Gioia del Colle (con gli Eurofighter) che da Trapani (con gli F16), tutti gli equipaggi sono cosi’ pronti a decollare immediatamente, se necessario, per neutralizzare eventuali minacce aeree.
ANSA/ARCHVIO
«LA NATO c’è ed è pronta». Mentre le forze governative siriane, assistite dal supporto aereo ravvicinato dei jet russi, lanciano un’offensiva nella regioni di Hama e nella pianura di Ghab, tra Hama e Idlib, l’Alleanza Atlantica, nel corso della riunione ministeriale, manda un messaggio chiaro a Putin annunciando il più che raddoppio della Nato responce force – la forza di reazione rapida – che passa dagli attuali 13mila a 40mila uomini e avrà al suo interno una task force soprannominata Spearhed (punta di lancia) dispiegabile in 48 ore e composta da una brigata multinazionale di terra (5mila uomini), con supporto aereo marittimo e di forze speciali alle quali si potranno aggiungere in tempi brevi altre due brigate. La Nato responce force potrà contare su otto piccoli (40 uomini) centri di comando: ai sei aperti il primo settembre in Polonia, Lettonia, Lituania, Romania e Bulgaria ieri si è deciso che se ne aggiungeranno altri due, in Ungheria e Slovacchia.
«TUTTI i ministri dell’Alleanza – ha detto Stoltemberg – concordano che la Nato deve rispondere a una Russia più assertiva, ma ogni cosa che fa la Nato è difensiva e proporzionata». «Il primo compito della Nato – ha aggiunto – è difendere gli alleati, e quindi anche inviare truppe in Turchia, se necessario». E per ora non deve esserlo, dato che nonostante la Turchia abbia chiesto di lasciare le batterie di missili Patriots schierate dalla Nato ai suoi confini, quelle americane e tedesche verranno ritirate entro gennaio, mentre resteranno quelle spagnole. Da notare che fonti del Pentagono hanno riferito che 4 dei 26 missili da crociera lanciati l’altroieri verso la Siria dalla flotta russa del Caspio – e molto esaltati da Mosca – sarebbero caduti in Iran.
Dalla Siria giungono notizie di un coinvolgimento russo sempre più pesante a favore del regime. Il ministero della Difesa di Mosca ha annunciato che i suoi jet hanno bombardato nella notte un totale di 27 bersagli Daesh, nel corso di 22 missioni. «I caccia Su-25 e Su-34 – ha detto il portavoce Igor Konashenkov – hanno completamente distrutto otto postazioni fortificate nella provincia di Homs. Altri attacchi si sono avuti nelle province di Hama e Raqqa. I caccia russi hanno colpito con bombe perforanti rifugi sotterranei dei militanti nella zona di Arafit-Latakia e Salma, e hanno anche distrutto un covo mimetizzato nella foresta». Che gli obiettivi siano dello Stato Islamico è tesi fortemente contestata dalla Nato. Da notare che Physicians for Human Rights (Phr) ha accusato la Russia di aver bombardato tre centri medici in Siria in 2 giorni.
DI CERTO chi beneficia degli attacchi è l’esercito regolare siriano. «Dopo gli attacchi aerei russi che hanno indebolito la capacità dell’Isis e di altre organizzazioni terroristiche – ha annunciato il generale Ali Abdullah Ayoub, capo di stato maggiore – le forze armate siriane hanno avviato una vasta offensiva». La conferma più evidente che l’obiettivo di Mosca è aiutare Assad e non colpire lo Stato islamico.