Vladimir Putin apre al dialogo ma chiude, per ora, all’ipotesi di una tregua immediata in Ucraina. Dal Cremlino arriva un primo segnale distensivo, ma senza impegni concreti sui tempi del cessate il fuoco. Il presidente russo si dice pronto a lavorare con Kiev per definire un memorandum che possa costituire la base per un futuro trattato di pace, ma ribadisce che ogni soluzione dovrà prevedere compromessi reali e affrontare le cause profonde del conflitto.
Le dichiarazioni del leader russo sono giunte nel corso di una lunga conversazione telefonica – durata oltre due ore – con il presidente americano Donald Trump. Un colloquio che, secondo il capo della Casa Bianca, ha avuto toni “eccellenti” e ha segnato un passo avanti dopo anni di stallo diplomatico. Trump ha annunciato che Russia e Ucraina inizieranno “immediatamente” a negoziare una possibile tregua e, soprattutto, a costruire un percorso verso la fine del conflitto.
Pur senza fornire dettagli precisi, l’ex presidente USA ha parlato di uno scenario in evoluzione, auspicando che i negoziati possano tenersi in Vaticano. L’eventuale mediazione della Santa Sede, apprezzata da entrambe le parti, non è stata ancora formalmente accettata da Mosca, ma è stata accolta con favore dal Cremlino, che ha ringraziato Papa Leone XIV per la disponibilità.
Trump ha inoltre sottolineato che le condizioni della trattativa dovranno essere definite direttamente da Mosca e Kiev, un’affermazione che alcuni osservatori interpretano come una parziale ritirata del ruolo statunitense nella mediazione. Tuttavia, il presidente americano continua a presentare la sua iniziativa come un passo decisivo per porre fine a quella che definisce “una catastrofe umanitaria senza precedenti”.
Putin, collegato da Sochi dove si trovava per l’inaugurazione di una scuola di musica, ha evitato qualsiasi riferimento alla richiesta – avanzata da USA, Ucraina ed Europa – di un cessate il fuoco immediato di almeno 30 giorni. Anche sull’eventualità di un incontro diretto con Trump, il Cremlino ha chiuso la porta per il momento, definendo “non maturo” il contesto per un vertice al vertice.
Dal fronte ucraino, il presidente Volodymyr Zelensky ha confermato di essere stato informato da Trump sulla telefonata con Putin e ha espresso disponibilità a esaminare la proposta russa di un memorandum. Tuttavia, ha anche ribadito che Kiev non intende cedere il controllo dei territori occupati nelle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, una condizione posta da Mosca già nei precedenti colloqui di Istanbul.
La stessa giornata aveva visto un intervento del vicepresidente americano JD Vance, secondo cui Putin non avrebbe una via d’uscita chiara dal conflitto. Un’incertezza che, secondo l’amministrazione statunitense, potrebbe trasformarsi in un vantaggio negoziale, sostenuto anche dal mantenimento delle sanzioni internazionali contro Mosca e i suoi alleati.
Resta da vedere se queste aperture, ancora vaghe e parziali, potranno tradursi in un vero processo di pace. Per ora, la guerra continua. Ma la diplomazia, pur timidamente, torna a muoversi.