Sono Marino Pelliccioni e vorrei dirne quattro a Lucignano!

Mi chiamo Marino Pelliccioni, sono di San Marino e vorrei pubblicare questo mio scritto in risposta alle pesanti e infamanti affermazioni date dal colonnello della Finanza italiana Lucignano, in una sua intervista al TG1 del 21/02.

E’ STATO OLTREPASSATO IL LIMITE

Da troppo tempo assisto impotente ad un martellamento denigratorio continuo da parte di un ministro e dei mass media italiani nei confronti del mio Paese. Noto inoltre che soprattutto il mondo politico del mio Paese sembra abbia le briglie molto tese nell’affrontare le tematiche in oggetto. E’ forse dovuto al fatto che non ha tutte le carte in regola?
Quando però un Colonnello della Finanza italiana si permette di mostrarsi alle telecamere di RAI 1 e raccontare castronerie, come ha fatto in data 21/02 il colonnello Lucignano, le cose hanno due aspetti fra loro contrastanti: comico per quel che ha detto, tragico per il ruolo che ricopre.
L’effetto che ha causato nella mia persona è un senso di forte risveglio della mia sammarinesità, che se devo dire il vero ultimamente si era assopita. Calmatomi dal primo senso di rabbia mi sono convinto che tutti gli Italiani abbiano capito che il colonnello Lucignano ha detto alcune fesserie e si sia dimenticato di dire altre cose importanti.
Non avendo la possibilità di fare il divo davanti alle telecamere, con carta e penna mi rivolgo direttamente all’interessato.
Caro colonnello Lucignano, ho il massimo rispetto nei confronti della divisa che indossa e del lavoro che con essa svolge. Chi le scrive è un signore di cinquantasette anni che dall’età di sedici è sempre stato sopra autocarri di linea, e di persone che esercitano la sua professione ne ha conosciute veramente tante. Le posso assicurare che erano preparate come Lei, perché appena prendevano i miei documenti in mano le prime parole erano: “Allora, lei non paga le tasse!”. La mia risposta è sempre stata la stessa: “Allora, lei è pagato per raccontare fesserie sulla strada!”. Devo dire che dopo i dovuti chiarimenti ho sempre ricevuto delle scuse, ma lasciamo perdere il passato e veniamo ai fatti odierni.
Domenica scorsa durante lo svolgimento del Suo lavoro, ossia pattugliare la superstrada Rimini – San Marino, Lei ha avuto una bella sfacciataggine! Oltre a farsi intervistare con alle spalle l’ingresso del mio nobile Stato, ha offeso in modo vergognoso tutti i sammarinesi, incurante che stesse parlando di uno Stato Sovrano, la più antica Repubblica del mondo, la Repubblica di San Marino, e di una popolazione dove la quasi totalità della gente è onesta. Sarebbe stato più serio non fare di ogni erba un fascio e ancor più distinguere i disonesti, che ci sono ovunque, dagli onesti che anche a San Marino sono moltissimi e non possono essere messi nello stesso calderone.
Lei ha dichiarato che tutti i sammarinesi si intestano 4 o 5 vetture ogni anno. Statisticamente può darsi che avvenga questo, ma il mio caso e quello della stragrande maggioranza dei non è così.
Il mio nucleo famigliare è composto da 4 patentati e ci sono 5 vetture: una immatricolata nel 1966, una nel 1988, una nel 2002, una nel 2005 e l’ultima nel 2006. Furbacchione di un Lucignano, va a finire che quelle che mancano a me sono intestate a prestanomi di comodo e usate da un suo concittadino e magari dai suoi compagni di merende (?), il quale usa il mio Stato per farsi i suoi interessi. Perché non ha spiegato agli Italiani come si fa a San Marino con uno stipendio medio di 1.800 euro al mese, a comperare 10.000 capi di abbigliamento all’ anno? Se prima si fosse informato nelle aziende di abbigliamento dove periodicamente andate a fare visita, certe battute infelici se le sarebbe potute risparmiare!
Mi fermo qui perché in base alle mie trascorse esperienze professionali ne potrei raccontare delle belle, le faccio notare solo pochi particolari. Lei è cittadino di uno Stato che è stato classificato, non da me, il più corrotto d’Europa. Lei è cittadino di uno Stato dove la pressione fiscale agli onesti imprenditori di aggira al 50%, mentre i disonesti che nascondono i loro illeciti all’estero, con lo scudo fiscale al 5%, d’incanto diventano onesti. Lei è cittadino di uno Stato dove ci sono quattro aziendine di nome Mafia, Camorra, Ndrangheta, Sacra Corona Unita, pensi quanto lavoro può avere in casa sua, invece di venire a contare le mie automobili e le mie magliette e mutande.
Mi sono permesso questo scritto per farLe capire che se fosse stato sopra un carro allegorico (visto il periodo) sarebbe stato anche divertente, ma la gravità è che si trovava su una superstrada dove il suo compito è avere una paletta in mano, fermare chi vuole e al massimo farsi aprire il cofano. Non di fare l’attore come ha tentato di fare.

Marino Pelliccioni
Un cittadino onesto