Supereroi e autovelox (l’editoriale di David Oddone)

Lungi da me voler passare per moralista a tutti i costi. Perciò ricordo immediatamente nell’incipit che la suprema Corte di Cassazione ha già puntualizzato a chiare lettere come non sia consentito ai Comuni di utilizzare gli autovelox quale strumento volto alla remunerazione economica e alla soddisfazione delle casse degli enti locali, piuttosto che alla prevenzione degli eccessi di velocità e dei conseguenti pericoli per gli utenti della strada.

Un principio che sin troppe volte rimane sulla carta, visto che molto spesso gli automobilisti si ritrovano con contravvenzioni per avere superato magari di un chilometro il limite di velocità, su strade dove mantenere i 50 sarebbe complicato persino in bicicletta.

Difficile in questi casi, credere che la volontà sia solo ed esclusivamente quella di perseguire la sicurezza.

Certo, non si può generalizzare. Parliamo di situazioni limite, dato che nella maggior parte dei casi i controlli aiutano a prevenire sinistri dove proprio la velocità è la prima causa di morte.

I lettori mi riconosceranno l’onestà intellettuale di avere preso in qualche modo le parti degli automobilisti, categoria nella quale ovviamente rientra anche il sottoscritto.

La stessa onestà intellettuale mi auguro possa venirmi riconosciuta quando affermo che ben più “pericolosi” degli strumenti per la prevenzione stradale, risultano essere gli imbecilli.

Un genere di individui che sfortunatamente sembrano pullulare di questi tempi.

Apro una veloce parentesi. Mi sono interrogato se affrontare o meno l’argomento. Gli imbecilli abbondano e, proprio a causa dello status di imbecilli, amano copiarsi fra loro. Ecco allora che sussiste il pericolo che scrivendo di un imbecille, un altro imbecille latente possa emularlo.

D’altra parte fare finta di nulla sarebbe anche peggio e chissà che invece provando a spiegare l’idiozia di taluni comportamenti, qualcuno non dico rinsavisca, ma quanto meno riesca a comprendere che le “bravate” possono avere conseguenze particolarmente gravi, per sé e per gli altri.

Il riferimento, immagino lo abbiate capito, è al fenomeno “fleximan”, anzi sarebbe più corretto parlare di “fleximen”, visto che parliamo di gruppi di persone che dalle Dolomiti fino a Rimini, letteralmente spopolano sui media, godendo – ahimè – pure di una discreta fama fra gli automobilisti, conquistata a suon di flessibile, demolendo autovelox e dissuasori di velocità.

Mi rivolgo in particolare ai giovani.

Al di là delle disquisizioni tecniche, se il danneggiamento sia aggravato oppure no, ovvero se si tratti o meno di reato, resta il fatto che chi si macchia di simili condotte rischia grosso.

Il punto centrale che vorrei fare entrare nella zucca però è ben altro.

Il numero di incidenti stradali è stratosferico. La quantità di morti lo è altrettanto, così come chi subisce gravi danni fisici permanenti. Drammatiche circostanze causate spesso dall’uso del telefonino o dalla distrazione, dall’assunzione di droga o di alcool, e soprattutto dalla velocità.

C’è chi ha figli, papà, amici… ognuno di loro a causa di comportamenti scorretti si gioca la vita.

Non penso di esagerare nel dire che chiunque distrugge beni della collettività utilizzati per prevenire delle morti, si macchia a propria volta le mani di sangue. Riflettiamoci tutti assieme.

Alla stessa riflessione richiamo la politica. L’onestà intellettuale di cui sopra mi porta a dire che tarare a 30 km/h gli autovelox ha poco senso, se non quello di vessare gente magari monoreddito e che fatica ad arrivare a fine mese. Tali strumenti andrebbero collocati in strade dove si verificano tanti incidenti, verificando in seguito se i sinistri dopo il loro posizionamento sono effettivamente diminuiti.

Sicurezza stradale significa anche e soprattutto occuparsi dei manti stradali, della loro manutenzione, così come la segnaletica andrebbe assolutamente aggiornata.

In tempi di Covid girava una frase attribuita nientemeno che a Winston Churchill: “Se due persone fumano sotto il cartello ‘divieto di fumare’ gli fai la multa; se venti persone fumano sotto il cartello ‘divieto di fumare’ chiedi loro di spostarsi; se mille persone fumano sotto il cartello ‘divieto di fumare’ togli il cartello”.

Probabilmente tali parole il “British Bulldog” non le ha mai pronunciate, ma come si dice in questi casi, avrebbe dovuto.

La palpabile indignazione popolare dovrebbe allora portare chi sta nella stanza dei bottoni ad intervenire, perché il malessere collettivo, la santificazione dei mediocri, non va sottovalutata, né presa sottogamba, in quanto sintomo di una società sempre più in difficoltà.

Lascia l’amaro in bocca constatare che “Fleximan” sia considerato alla stregua di un supereroe. Ma se accade, la colpa è di tutti.

 

David Oddone

(La Serenissima)

  • Le proposte di Reggini Auto