Il ministro della Difesa israeliano lancia un ultimatum: “Il sistema delle guerre per procura è finito. Ora tocca a voi”. Intanto chiuse scuole dell’UNRWA a Gerusalemme Est
In un crescendo di tensione che scuote il Medio Oriente, Israele minaccia apertamente Teheran. Il ministro della Difesa Israel Katz, in un comunicato durissimo diffuso questa mattina, ha annunciato che il governo israeliano è pronto ad agire contro l’Iran così come ha fatto contro Hamas, Hezbollah e Assad. “Quello che è accaduto a Gaza, a Beirut, a Damasco, accadrà anche a Teheran”, ha tuonato Katz, all’indomani dell’attacco missilistico dei ribelli yemeniti Houthi – sostenuti da Teheran – contro l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv.
“L’asse del male è crollato, il tempo dei burattini è finito”, ha aggiunto, dichiarando formalmente chiuso il tempo delle guerre per procura. Parole pesanti come macigni che fanno tremare gli equilibri già fragili della regione, segnando un punto di non ritorno nello scontro tra Israele e il suo storico rivale iraniano.
Muro contro muro anche a Gerusalemme Est
Intanto, sul fronte interno, si accende un’altra miccia: le autorità israeliane hanno chiuso due scuole gestite dall’UNRWA a Gerusalemme Est, come confermato da un fotografo dell’AFP e dalla stessa agenzia ONU. Un terzo istituto nel campo profughi di Shuafat ha subito la stessa sorte. Sulle porte, un avviso in ebraico che ne sancisce l’interdizione. Almeno un membro dello staff UNRWA sarebbe stato arrestato durante l’operazione. Il gesto è stato interpretato come una mossa deliberata contro la presenza dell’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi in una zona simbolo delle tensioni tra israeliani e palestinesi.
Un’escalation che preoccupa il mondo
Il messaggio è chiaro: Israele non intende più tollerare attacchi indiretti, né la presenza di attori terzi considerati collusi con i suoi nemici. Con l’Iran accusato di essere la mente dietro ogni offensiva condotta tramite milizie come Hamas, Hezbollah e gli Houthi, la minaccia di una rappresaglia diretta contro Teheran diventa uno scenario sempre più concreto.
Le parole di Katz arrivano come un campanello d’allarme per la comunità internazionale. In un contesto in cui la diplomazia sembra impotente, l’ombra di un conflitto più ampio torna a farsi minacciosa.