Teheran sotto assedio, Trump annuncia: “Distrutti i siti nucleari”… Poi apre al piano per il cambio di regime iraniano. Cresce ancora di più la tensione.

Una nuova e drammatica escalation infiamma il Medio Oriente: nelle ultime ore il presidente americano Donald Trump ha annunciato la distruzione dei principali impianti nucleari iraniani. Mentre i cieli di Israele risuonavano di sirene e le esplosioni illuminavano le notti di Teheran, il mondo intero trattiene il fiato davanti a uno scenario che si complica di ora in ora.

Con un post su Truth, Trump ha proclamato la “totale annientazione” delle infrastrutture atomiche dell’Iran, confermando l’impiego di missili Tomahawk e bombardieri B-2 contro tre siti strategici. Secondo le autorità statunitensi, i danni strutturali sarebbero gravi, soprattutto in profondità, grazie all’impiego di bombe bunker-buster. Tuttavia, i vertici militari Usa si mostrano cauti: saranno necessarie settimane per valutare appieno l’efficacia dell’attacco, soprattutto riguardo allo stato delle riserve di uranio arricchito che potrebbero essere state messe in salvo da Teheran.

Nel frattempo, lo scontro tra Iran e Israele continua a intensificarsi. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno effettuato raid aerei con una ventina di caccia contro infrastrutture militari iraniane. Colpiti obiettivi a Kermanshah e Hamedan, tra cui depositi missilistici e sistemi radar. Secondo fonti iraniane, tre civili sono morti quando un’ambulanza è stata centrata da un attacco israeliano.

Le tensioni non si limitano al confronto militare diretto. L’Iran ha reagito approvando in Parlamento il blocco dello Stretto di Hormuz, un punto nevralgico per il transito del 20% del petrolio mondiale. La decisione finale è ora nelle mani del Consiglio supremo di sicurezza nazionale. Da Washington, il segretario di Stato Marco Rubio ha esortato la Cina a intervenire per evitare una mossa che avrebbe ripercussioni economiche globali.

E mentre la guida suprema iraniana Ali Khamenei promette vendetta contro Israele, il presidente Trump ha posticipato la sua partenza per il vertice NATO ad Amsterdam, prevista inizialmente per oggi. Fonti interne riferiscono che la priorità dell’amministrazione è gestire l’evolversi del conflitto, ora che lo stesso presidente si è detto aperto, per la prima volta, a un “cambio di regime” a Teheran.

A livello internazionale, la risposta cinese è stata durissima. Un editoriale del Global Times accusa gli Stati Uniti di aver minato l’ordine globale colpendo impianti sotto il controllo dell’AIEA e ricorda i precedenti disastri nucleari di Chernobyl e Fukushima. Pechino parla di “colpo alla sicurezza mondiale” e paventa gravi conseguenze umanitarie.

Intanto, l’allerta per gli americani all’estero sale: il Dipartimento di Stato ha emesso un avviso globale invitando tutti i cittadini Usa alla massima prudenza, citando disordini, interruzioni dei viaggi e possibili proteste ostili. Parallelamente, il New York Times riferisce che milizie filo-iraniane stanno preparando possibili attacchi contro basi americane in Iraq e Siria. Finora si sono trattenute, ma la tensione resta altissima.

In un momento in cui le parole possono accendere fuochi quanto le bombe, la dichiarazione di Trump su un possibile cambio di regime suona come un detonatore politico. La frase “Se il regime attuale non può rendere l’Iran di nuovo grande, perché non dovrebbe esserci un cambio?” lancia un messaggio che va ben oltre i confini mediorientali.