Tiss’ You. ”LA RICOSTRUZIONE CARTILAGINEA”

LA RICOSTRUZIONE CARTILAGINEA

La cartilagine è un tessuto che riveste le estremità delle ossa in prossimità di un’articolazione

 

La cartilagine è il tessuto che riveste le estremità delle ossa che sono in contatto in un’articolazione. Qual è la sua funzione e perché spesso crea problemi nei pazienti? Lo abbiamo domandato al Dr. Alberto Siclari, dirigente ortopedico del Nuovo Ospedale degli Infermi di Biella, esperto di ricostruzione della cartilagine.

La cartilagine ha due funzioni: scorrimento e ammortizzazione. All’inizio si pensava che fosse solo una superficie liscia adibita a rendere agevole lo scorrimento delle superfici articolari, ma in realtà la funzione più importante è quella di ammortizzare e distribuire le forze di carico su una superficie ampia e minimizzare, così, il rischio di usura del tessuto.”

Nonostante il disegno di madre natura sia questo, l’usura della cartilagine e i fenomeni artrosici sono tra le principali cause di dolore e disabilità nell’uomo. “Le cellule cartilaginee, i condrociti, producono alcune sostanze, in prevalenza glico-proteine, in grado di mantenere il corretto funzionamento della sostanza gelatinosa che compone la cartilagine stessa: il ricambio continuo di queste molecole è indispensabile per prevenirne l’usura. Quando le cellule sono danneggiate non riescono a svolgere la loro funzione metabolica di produttrici di sostanze e la cartilagine si degrada lentamente perdendo le sue normali capacità. Inoltre questo processo porta ad una diminuzione dello spessore del tessuto con la conseguenza che l’energia del peso non è più distribuita in maniera diffusa, ma in maniera puntuale sollecitando alla fine anche i recettori nervosi posti nell’osso subcondrale, causando dolore.” Le cause di questo processo degenerativo possono essere moltissime, ma alla base vi è sempre un eccessivo lavoro a cui sono sottoposte le cellule e che sorpassa le loro capacità di tolleranza. Quando avviene un trauma si crea una lesione cartilaginea, il corpo non riesce a ricostruire la cartilagine danneggiata, poiché si tratta di un tessuto estremamente complesso e non irrorato dal sangue.

“La cartilagine è un po’ come un elefante: ha una vita molto lunga, cresce lentamente e muore lentamente. Il trauma cartilagineo all’inizio può essere inapparente, ma con l’andare del tempo i danni compaiono. In causa di un trauma grave ovviamente si agisce subito, ma nella maggior parte dei casi è richiesto un notevole tempo di attesa – almeno 6 mesi – per apprezzare le conseguenze del trauma. In quel caso, in presenza di una lesione di origine traumatica, si agisce come nel caso di una lesione degenerativa per ricostruire la cartilagine chirurgicamente con la tecnica di rigenerazione con scaffold.”

Il ginocchio è il distretto in cui le patologie cartilaginee sono più frequentianche se ogni articolazione può essere colpita. Il dolore è un sintomo spesso presente, ma essendo molto aspecifico può dipendere da molti fattori: una risonanza magnetica è l’esame di elezione che permette di riconoscere una lesione cartilaginea e l’ortopedico è la figura di riferimento per questo tipo di problema.

Non sempre una lesione cartilaginea è dolorosa e non sempre la ricostruzione cartilaginea è la soluzione. Per capire bene qual è il trattamento giusto è necessario comprendere le cause del danno.” Tra le cause più comuni vi è un difetto dell’asse di carico dell’arto (valgismo o varismo) che sposta il peso del corpo prevalentemente su un lato dell’articolazione provocando un sovraccarico; l’alterazione del movimento o della posizione della rotula che, durante la flesso-estensione della gamba, causa ripetuti microtraumi che alla fine sorpassano le capacità di recupero; altre volte invece l’origine può essere un intervento  chirurgico, come nel caso di una lesione meniscale in giovane età, dove il paziente viene trattato con meniscectomia (ndr rimozione menisco) parziale e, con l’andare del tempo – avendo il menisco  la stessa funzione della cartilagine ovvero ammortizzare il carico – , l’eccessivo lavoro della cartilagine evolverà in una condropatia.

“L’intervento chirurgico di rigenerazione cartilaginea è diviso in due fasi. La prima dipende dalla causa: se il paziente ha una deviazione assiale, è necessario eseguire un’osteotomia diretta a correggerla; nelle patologie rotulee si associa invece una ricostruzione legamentosa o altre procedure in grado di riposizionare in maniera corretta la rotula. Nella seconda fase si esegue la ricostruzione cartilaginea, una tecnica ormai consolidata da molti anni, con l’utilizzo di uno scaffold (ndr matrice) arricchito di cellule del paziente dal potenziale rigenerativo.”

Nelle lesioni cartilaginee non esiste un limite di gravità: tutte possono essere trattate. Esistono però limiti legati al paziente e a fattori che possono interferire con l’efficienza rigenerativa delle cellule, come nel caso di un paziente sottoposto a chemioterapia, oppure di un forte fumatore.

L’ultimo grande passo fatto in avanti dalla medicina rigenerativa è stato ottimizzare l’utilizzo delle cellule del paziente. Quando all’inizio abbiamo cominciato, abbiamo dovuto usare le cellule staminali del midollo osso, ma lì il numero delle cellule mesenchimali è molto basso e in realtà esiste una certa proporzionalità tra numero di cellule e la loro efficacia. Un maggior numero di cellule mesenchimali, come quelle presenti nel tessuto adiposo sottocutaneo, ci ha permesso di fare un grande balzo in avanti, disponendo di un materiale rigenerativo di alta qualità ed in quantità superiore.  Inoltre l’utilità di queste cellule non si limita solamente alla possibilità di sfruttare la loro capacità di differenziarsi in cellule in grado di produrre nuova cartilagine, ma alla straordinaria possibilità di produrre molecole in grado di stimolare i condrociti, e non solo, a sopravvivere e fare meglio il proprio lavoro.”

Tutte le condropatie non chirurgiche e, in qualche caso, le condropatie già operate con qualche difficoltà di rigenerazione possono beneficiare di un trattamento infiltrativo non chirurgico, sfruttando la capacità delle cellule mesenchimali di rilasciare molecole in grado di stimolare le cellule cartilaginee così da rendere la cartilagine presente più “robusta”.

“A me diverte moltissimo operare. Dal punto di vista ludico personale, più l’intervento è complicato, più mi diverto. La vera soddisfazione nasce però dai feedback dei pazienti. A me è capitato qualche anno fa di ricevere un messaggio la mattina del primo gennaio. C’era la fotografia di un uomo di più di 60 anni, vestito da sci in cima alla montagna che aveva appena fatto questa scalata. L’avevo operato perché non riusciva più andare in montagna e lui mi stava ringraziando. Cose come questa ti fanno capire perché fai questo lavoro: fare del bene alle persone.”

 

Il Dr. Alberto Siclari lavora presso l’Ospedale di Biella e opera anche presso Tiss’You Care. Ha recentemente pubblicato il libro “La rigenerazione cartilaginea con scaffold” e ne sta per pubblicare un secondo, dal titolo “Il trattamento delle lesioni cartilaginee” .