Torna lo spettro della guerra tra India e Pakistan: oltre 30 morti sulla linea di confine nella “battaglia” più grave degli ultimi 20 anni

È di almeno 34 vittime – tra cui due bambini – il bilancio drammatico dei reciproci attacchi tra India e Pakistan lungo la Linea di Controllo del Kashmir, in quello che si configura come il peggior scontro militare tra i due Paesi degli ultimi due decenni. Le ostilità, innescate da raid aerei indiani contro presunti “campi terroristici” in territorio pakistano, hanno scatenato una spirale di violenza che ha coinvolto civili e militari da entrambe le parti.

Secondo il portavoce dell’esercito pakistano, il tenente generale Ahmed Chaudhry, almeno 26 civili sono stati uccisi nei bombardamenti condotti da Nuova Delhi. L’India, da parte sua, ha contato otto morti e 29 feriti tra la popolazione, con episodi particolarmente gravi nella città di Poonch, dove sarebbero piovuti colpi di artiglieria provenienti dal versante pakistano.

La retorica di guerra

Il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif ha parlato senza mezzi termini di “attacchi vigliacchi” da parte indiana in cinque località sotto amministrazione di Islamabad, promettendo una reazione dura: «Abbiamo tutto il diritto di rispondere con la forza a questo atto di guerra», ha dichiarato in un messaggio pubblicato su X. «L’intera nazione è con le nostre forze armate».

Dall’altro lato, l’esercito indiano ha rivendicato la distruzione di nove campi paramilitari in territorio pakistano, considerati basi per operazioni terroristiche. Le autorità militari hanno denunciato che tre civili indiani sono stati uccisi nella notte dal fuoco pakistano lungo il confine conteso.

Cresce l’allarme internazionale

La rapidissima escalation ha suscitato reazioni immediate da parte della comunità internazionale. La Cina, alleata storica del Pakistan e confinante con entrambi i Paesi, si è detta “profondamente preoccupata”, esprimendo “rammarico per l’azione militare dell’India” e dichiarandosi pronta a svolgere un ruolo di mediazione per allentare le tensioni. «India e Pakistan sono vicini che non possono essere separati, e anche vicini della Cina», ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Lin Jian.

Anche Francia, Russia e Stati Uniti si sono schierati a favore della de-escalation. Il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot ha riconosciuto il diritto dell’India a difendersi dal terrorismo, ma ha chiesto “moderazione da entrambe le parti per evitare un’escalation e proteggere i civili”. Tono analogo da Mosca, che ha parlato di “grave preoccupazione” e auspicato una soluzione “pacifica e diplomatica”.

Infine, dalla Casa Bianca, il segretario di Stato Marco Rubio ha rivolto un appello chiaro ai due governi: «Disinnescare la crisi prima che il conflitto sfugga al controllo».

Tensione alle stelle lungo la Linea di Controllo

Il teatro degli scontri è ancora una volta il Kashmir, terra contesa da oltre settant’anni. La Linea di Controllo, che segna la fragile divisione tra i territori amministrati da India e Pakistan, continua a essere epicentro di violenze cicliche, accuse reciproche e vendette incrociate. L’attuale escalation, però, rischia di trascinare la regione verso un conflitto più ampio, in un momento storico segnato già da instabilità su scala globale.