Tribunale di Rimini annulla richiesta ad una pensionata 78enne di restituzione di oltre 8.200 euro all’INPS

Il Tribunale di Rimini ha stabilito l’annullamento di una richiesta di restituzione di oltre 8.200 euro avanzata dall’INPS nei confronti di una pensionata di 78 anni, Seconda Filippi. La donna, che aveva ricevuto l’assegno sociale nel 2023, era stata contattata dall’ente previdenziale per restituire la somma, sostenendo che il suo reddito superava i limiti previsti e che l’assegno fosse stato percepito in modo indebito.

La signora Filippi, rappresentata dall’avvocato Greta Testa del Foro di Rimini, aveva deciso di impugnare il provvedimento davanti al giudice del lavoro. La causa nasceva dal fatto che l’INPS aveva effettuato un ricalcolo basato su dati risalenti al 2020, che aveva portato alla richiesta di restituzione. La legale aveva sottolineato che la pensionata aveva sempre dichiarato i propri redditi in modo trasparente e che, secondo la normativa vigente, l’ente avrebbe potuto richiedere il recupero delle somme solo con una verifica formale e tempestiva delle condizioni di legge.

Il tribunale ha accolto il ricorso, ribadendo che l’indebito assistenziale non può essere richiesto retroattivamente senza una verifica ufficiale e tempestiva da parte dell’INPS. Inoltre, ha precisato che, in assenza di dolo e basandosi sul principio di affidamento legittimo, la somma percepita in buona fede non può essere recuperata. La sentenza ha anche condannato l’ente previdenziale a rifondere le spese legali sostenute dalla parte ricorrente.

Questa decisione si inserisce in un quadro di giurisprudenza costante che tutela il diritto dei beneficiari a un’azione corretta e trasparente da parte delle pubbliche amministrazioni, ribadendo l’importanza della puntualità e della chiarezza nelle verifiche sui redditi per le prestazioni sociali.