Turismo di lusso,il Grand Hotel di Rimini si candida per ospitare il casinò

(www.ilrestodelcarlino.it) Il numero vincente è il 40. Tante sono le case da gioco che il ministro Michela Vittoria Brambilla ha intenzione di aprire sul territorio nazionale. “Tre per ogni regione”, e soltanto “in alberghi di categoria cinque stelle”. È quanto previsto dal disegno di legge firmato dal ministro per il Turismo, che porta la data del 28 gennaio. Una bozza che in queste ore gli uffici legislativi stanno limando prima della discussione in Consiglio dei ministri.

Una partita che interessa da vicino anche la Riviera. In particolare il Grand Hotel di Rimini, unico degli alberghi di alto rango, ad aver avanzato la candidatura ad ospitare un casinò. “Perché no? Il Grand Hotel sarebbe il luogo ideale”, ha dichiarato lo scorso anno il patron Antonio Batani, che vede l’ipotesi di accogliere una sala da gioco nella dependance come “un’opportunità molto interessante”.

Il cuore del disegno di legge è l’articolo sulla ‘Riqualificazione dell’offerta ricettiva di lusso – Disciplina organica delle case da gioco’. La proposta ne prevede 40, “tre per regione, in relazione ad una popolazione, sia residente che da flussi turistici, del territorio interessato pari ad almeno un milione di abitanti”. I criteri per l’individuazione delle sale da gioco saranno contenuti in un “regolamento che verrà emanato su proposta del ministero del Turismo, di concerto con l’Interno, la Giustizia e l’Economia e finanze”.

Tutto avverrà “entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge”. Toccherà ai “Consigli regionali partecipare alla scelta dei Comuni in cui ubicare le nuove strutture per il gioco d’azzardo”. Quattro i giochi che saranno autorizzati: “roulette, blackjack, chemin de fer e il baccarat”. Le attività di gioco saranno destinate solo ai clienti sopra i 18 anni, “regolarmente registrati e che pernottano nella struttura nella quale ha sede la casa da gioco”. La gestione – almeno stando alle anticipazioni – verrà affidata agli enti locali e a soci privati. Il disegno di legge fa riferimento alla formula delle società per azioni a gestione mista pubblico-privato.

“Le case da gioco saranno gestite da società per azioni, il cui capitale azionario maggioritario dovrà appartenere al Comune in cui è ubicata la struttura dedita al gioco d’azzardo”. La gestione delle sale potrebbe essere appaltata “a soggetti concessionari”, cioè imprenditori o società private da individuare con gare d’appalto. Nella relazione si parla anche del rischio riciclaggio. “Preoccupazioni storicamente superate – si legge – strutture simili sono presenti in gran parte dei Paesi europei”.

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