Aumentando il deficit per salvare le banche, gli Stati europei destinano poche risorse allo sviluppo dell´occupazione e allo stato sociale. Nel 2010 la disoccupazione media europea potrebbe salire al 12%. Di fronte a questa prospettiva è necessaria un´azione molto forte da parte del Sindacato, che parta dal coinvolgimento di tutti i lavoratoriHa usato toni forti il Segretario Generale della CES John Monks, al recente Comitato Esecutivo della CES, a cui hanno partecipato Gilberto Piermattei (CSdL) e Mirco Battazza (CDLS). John Monks ha parlato della necessità di un vero e proprio “piano di battaglia” per rilanciare il lavoro e battere la disoccupazione dei giovani, e per il consolidamento dei sistemi di protezione sociale. Ad un anno di distanza dall´inizio della grande crisi finanziaria, economica e sociale, se da un lato la recessione in Europa ha subìto un arresto, dall´altro rimangono intatte tutte le difficoltà che la crisi ha generato. In primo luogo la disoccupazione: se nel 2008 in Europa era in media intorno al 7,5%, con la crisi è arrivata alla soglia del 9,5%. Secondo dati Eurostat, il 2010 non recupererà occupazione, anzi, i senza lavoro potrebbero raggiungere la quota record del 12%.
I più colpiti sono ovviamente i lavoratori dipendenti e in particolare i giovani europei. Negli anni passati, contrariamente ai dettami stabiliti dalla “strategia di Lisbona” assunta dall´Unione Europea (1999), che indicavano la necessità di stabilizzare i rapporti di lavoro dei giovani, in questo decennio le assunzioni sono state, invece, quasi esclusivamente precarie, inserendo i giovani in lavori atipici senza tutele e senza qualità, con un ingiustificabile ricorso alla flessibilità, che impedisce ai giovani di progettare il proprio futuro.
La crisi attuale ha realizzato l´atto finale, ovvero l´espulsione dei giovani precari dal mercato del lavoro, aumentando pericolosamente la disoccupazione giovanile a tutti i livelli professionali. Tenendo conto che in Europa si assiste all´invecchiamento della popolazione e alla tendenza da parte dei Governi ad allungare l´età lavorativa, si corre il rischio di impedire l´ingresso o estromettere dal mondo del lavoro centinaia di migliaia di giovani, creando un serio problema alla coesione sociale ed un potenziale conflitto tra generazioni. Ecco allora l´esigenza del sindacalismo europeo di un “piano di battaglia” a favore del lavoro per battere la disoccupazione giovanile. Lo slogan della campagna della CES per il 2010 sulla situazione giovanile, rivolto ai Governi e all´Unione Europea, sarà “Voi avete salvato i banchieri. E noi?”
L´iniziativa della CES a favore dei giovani verterà su alcuni punti specifici. Creare le possibilità di apprendimento e di formazione qualificata; rafforzare il sostegno nei momenti di transizione tra la scuola e le vie professionali; lo sviluppo dell´economia verde, a difesa dell´ambiente; introdurre il principio dell´economia della conoscenza; la creazione di fondi strutturali europei, per favorire l´occupazione giovanile.
Il secondo “piano di battaglia” che la CES propone, è il la salvaguardia dei servizi pubblici e dei sistemi di protezione sociale. La crisi sta producendo a livello europeo un ridimensionamento dei servizi pubblici offerti ai cittadini e ai lavoratori, contraendo i sistemi di protezione sociale. I Governi europei che hanno investito ingenti somme nei confronti delle banche (gli stessi che hanno prodotto la crisi), per far fronte ai fallimenti delle stesse, hanno aumentato il deficit con il grande rischio di mettere in discussione, per recuperare denaro, i servizi pubblici e il sistema di protezione sociale.
Considerando che negli ultimi anni si è consolidato un abbattimento dei salari dei lavoratori, se passasse la logica di abbassare i livelli di protezione sociale e di ridurre l´efficienza dei servizi pubblici essenziali, si assisterebbe al declino dei sistemi di welfare state, che ha caratterizzato l´Europa rispetto a modelli economici di altri continenti, impoverendo sia economicamente che culturalmente i cittadini europei. Tra l´altro le società multinazionali a livello europeo stanno tentando di mettere in discussione sistematicamente il dialogo sociale, con il tentativo di isolare i sindacati, sia a livello nazionale che europeo. Proprio perché l´ideologia del neo capitalismo vorrebbe destabilizzare le conquiste sociali raggiunte dai lavoratori con dure lotte. Il 2010 per la CES sarà un anno di grandi sfide, partendo dai singoli posti di lavoro, difendendo i diritti dei lavoratori, anche ricostruendo un rapporto di forza indispensabile per fare regredire idee che negano il dialogo sociale e i diritti irrinunciabili delle lavoratrici e dei lavoratori.
Questa nuova strategia, che sarà messa a punto nei particolari nell´Esecutivo della CES di Dicembre, partirà dalla lotta sindacale di base, coinvolgendo i lavoratori e i cittadini europei, e dovrà concretizzarsi con manifestazioni generali su scala nazionale e continentale. Se la CES riuscirà a coinvolgere gran parte dei 60 milioni dei lavoratori europei, potrà essere un interlocutore forte, per contrastare la volontà del neo capitalismo, ispirato dalle società multinazionali, di indebolire il sindacalismo europeo. La CSU farà proprie le risoluzioni e le iniziative che la CES promuoverà, ricercando il coinvolgimento dei lavoratori di San Marino, i quali anch´essi stanno subendo i contraccolpi della crisi economica e occupazionale.