San Marino, è polemica sulla pubblicazione dei presunti evasori: spuntano nomi di imprenditori, dirigenti sportivi, gente di spettacolo. Ma la piccola Repubblica si sente assediata
QUI SI SENTONO assediati, circondati come a Fort Apache.
I pellerossa che li mettono sotto pressione sono gli «amici» italiani, mentre di questi tempi cresce, con la precisione dell’orologio che regola i ritmi dell’estate, il flusso di turisti che lasciano la spiaggia e salgono sul Titano col fuori programma di acquisti convenienti ad Iva ribassata.
Su San Marino si incrociano tre inchieste giudiziarie, due della Procura di Forlì e una di Roma, e un braccio di ferro con il ministro Giulio Tremonti che deve partorire un complicato accordo di trasparenza fiscale. E intanto dal primo di luglio scatta il «decreto incentivi», poichè il Titano è iscritto nella black list italiana.
IL DECRETO impone alle società con sede a San Marino di comunicare alle autorità fiscali italiane i nomi delle aziende che effettuano operazioni superiori ai 5mila euro. E’ già scattata la paura e un paio di aziende a proprietà riminese se la sono data a gambe, traslocando in Riviera la sede amministrativa. «L’Italia ci tratta come le isole Cayman», sbuffano i governanti sammarinesi.
Proprio ieri si è appreso di un elenco di 1.170 nomi, considerati possibile evasori, fiscali, girati attraverso una lunga rogatoria da un magistrato di San Marino, Rita Vannucci, ai colleghi di Roma che indagano da tempo sulla «famosa» società del conte Enrico Maria Pasquini: la Smi di San Marino che controlla il gruppo Anphora. Nell’elenco che scotta spuntano imprenditori come i Berloni di Pesaro (cucine), i quali smentiscono però coinvolgimenti, star della musica come Zucchero «Sugar» Fornaciari, che sta in silenzio nel buen retiro toscano, industriali come Sante Levoni di Modena, il «re dei prosciutti» che si affretta a dire «tutto regolare».
C’è pure Igor Campedelli, presidente del Cesena calcio, neopromosso in serie A che minimizza. «Io? Ho solo comprato un immobile».
E molti altri. Tutti evasori? No, tutto da verificare. Ma intanto la Procura di Roma ha acquisito l’elenco e a breve comincerà a metterlo sotto la lente. Il conte Pasquini, ambasciatore per San Marino in Spagna, considerato il gran burattinaio, è indagato insieme a cinquanta dei personaggi dell’elenco.
MA FRA GOSSIP finanziario e fiscale si allunga un’ombra: alcuni dei 1.170 nominativi sono anche sulla scrivania dei magistrati della Procura antimafia. Il governo di San Marino, nel frullatore da mesi, intanto ha appena superato un’altro scoglio. In febbraio sono arrivate le burrascose dimissioni dei vertici della Banca centrale, presidente e direttore con raffica di accuse al governo. Biagio Bossone e Luca Papi hanno tuonato di «autonomia non rispettata, di condizionamenti della vigilanza volti a sospendere ispezioni scomode o per ammorbidire interventi». Storia spinosa
MOLTI FRONTI sono aperti.
E dalla «piccola» Forlì due Pm, Fabio Di Vizio e Marco Forte, dirigono due indagini parallele: l’inchiesta «Re nero» e l’inchiesta «Delta». La prima esplode nel 2008 e oggi conta una quarantina di indagati. Un pasticcio complicato. Nel mazzo ci sono i vertici della Bccr accusati di riciclaggio da e verso il Titano per agevolare le operazioni coperte di noti imprenditori, soprattutto romagnoli.
LA SECONDA nel 2009 decapita il vertice della Cassa di Risparmio di San Marino (5 arresti, trenta indagati) in un vortice di accuse che va dall’associazione per delinquere, al riciclaggio, all’evasione fiscale. E tutto avveniva attraverso una società Delta, con sede a Bologna.
Aria tesa, dunque, sul Titano. E mentre pochi giorni fa il gotha del governo sammarinese è andatoi in trasferta a Roma per spiegare che con «l’Italia vogliamo collaborare», sulle strade della rocca si inerpica una’altra inchiesta, quella di Perugia sui traffici di Anemone, Balducci e soci per gli appalti del G8. Ma a Fort Apache dicono che ne usciranno puliti.
Fonte: Resto del Carlino