A Riccione, la città dove vivo da oltre quarant’anni, sperimentai, alcuni anni fa, la politica dei veti per andare al voto.
I capi del Pd vennero a casa mia per dirmi che volevano fare una alleanza ma volevano vedere prima i nomi della mia lista, perché su alcuni c’era il veto assoluto. Li mandai dove dovevano andare. E poi andarono all’opposizione.
Avevano messo il veto su se stessi.
La politica ridotta al gioco delle facce.
Nessuno mi proponeva cose, idee, programmi.
Niente di niente.
Totale disinteresse.
Nessuno aveva un qualche interesse per le idee, le cose, i programmi che proponevo.
Totale disinteresse.
La logica, illogica, era quella di decidere ogni cosa o decidere nulla in base alle facce.
Questo si quello no. Perché?
Rancori personali, ripicche, antipatie, risentimenti, vendette.
Poi alcune di quelle facce da impresentabili diventavano presentabili alle elezioni successive. Se conveniva così.
Gli stessi uomini, gli stessi social, gli stessi giornali che le avevano dichiarate impresentabili poi le presentavano presentabili alla bisogna, nelle elezioni successive.
Io ho fatto molte campagne elettorali negli ultimi quarant’anni, belle e brutte, quelle di Riccione bruttissime. Le peggiori. Per distacco su tutte.
Pensavo quello fosse il fondo.
Pensavo che potesse succedere in un paese di 30 mila abitanti. Tutti conoscono quasi tutti.
Dove bastano un po’ di chiacchiere nel viale principale o nei quattro bar in centro o su qualche gruppo Facebook, per distruggere la reputazione di ognuno.
Pensavo la politica non potesse andare più in basso di così.
Pensavo che sarebbe bastato astenersi dal fare politica a Riccione per non provare disgusto per la passione della mia vita.
E invece no. No.
La Basilicata, che è una terra bellissima, come è bellissima Riccione( che mi sta nel cuore quasi quanto la mia città, Lecce, sia chiaro…) viene sfregiata e sputtanata da un foggiano e un pariolino.
La politica nazionale, scende sul territorio lucano e fa peggio di Riccione.
Conte mette il veto su Calenda e Renzi. Dopo lo “straordinario” risultato in Abruzzo Conte mette veti. Calenda, che in Abruzzo si era alleato con Conte dopo aver messo il veto su Conte a Roma, per ripicca, si dice disgustato del veto di Conte e va col Centro Destra, dove ritrova Renzi, sul quale mette ogni veto per una lista comune alle europee.
Calenda che era il più corteggiato a sinistra, dopo Conte, diventa, sui social e sui giornali e sui Talk a trazione Pd, di colpo, impresentabile.
Per poi magari ripresentarlo alla bisogna.
Pensavo di aver visto il fondo. E invece no.
La politica tutta, in tutta Italia, ridotta al gioco delle facce. Delle facce di bronzo.
Sergio Pizzolante