Virologo Enrico Bernini Carri: ”Perchè della relazione esistente tra carica virale del Sars Cov2 e sintomatologia della Covid”

Vediamo allora di riassumere il perchè della relazione esistente tra carica virale del Sars Cov2 e sintomatologia della Covid.
Come sapete,ho sempre insistito sul concetto di “carica virale” anzichè soffermarmi sulla presunta “mitigazione del virus” in assenza di precisi e puntuali riscontri genetici (anche se sono consapevole della possibilità di una mutazione del virus grazie al cosidetto “drift antigenico” nel passaggio da individuo a individuo).

Perchè allora una ridotta carica virale circolante dovrebbe causare sintomi più blandi in un malato di Covid?L’intuito ci dovrebbe suggerire che di fronte ad un numero meno consistente di virus, i sintomi dovrebbero essere meno importanti.

Ma è davvero così? Quando subiamo un attacco batterico o virale, le cellule immunitarie del nostro organismo che presentano l’antigene attivando la nostra risposta (si chiamano cellule APC, Antigen Presenting Cell) stimolano l’attivazione dei linfociti T CD4+ vergini; essi tramite l’attivazione di diverse interleuchine stimoleranno i linfociti T helper per la produzione di ulteriori citochine responsabili della risposta infiammatoria(vedi immagine allegata).

Pertanto se l’attacco virale/batterico sarà più modesto (ridotta carica virale o virus /batterio depotenziato), il fenomeno infiammatorio sarà più modesto e “gestibile” dal nostro organismo; di contro se l’attacco batterico/virale sarà massiccio (elevata carica virale) con massiva attivazione dei linfociti T CD4+ e dei linfociti T helper, si innescherà una “cascata citochinica” abbondante e incontrollata che darà origine ad una disregolazione del sistema immunitario con tutto ciò che ne consegue (situazione già vista in altre patologie e ipotizzata con una certa attendibilità persino nella “Influenza Spagnola” del 1918).

Se a questa situazione direttamente dipendente dall’intensità della carica virale, aggiungete altri fattori di infiammazione già preesistenti e persistenti nell’individuo (età avanzata con situazione di “inflammaging”, obesità, fumo, diabete etc…tutti co-fattori infiammatori), ecco spiegata la maggiore gravità dei sintomi e conseguente elevata mortalità in questi soggetti.

Da qui la spiegazione del perchè adesso noi osserviamo complessivamente sintomi più lievi legati alla Covid: condizioni climatiche favorevoli, distanziamento sociale, lockdown osservato coscienziosamente (più o meno), minor numero di soggetti da contagiare, hanno consentito un decremento della carica virale circolante e quindi trasmissibile da persona a persona con evidenza di sintomi meno gravi (pochi ricoveri in Tp.Intensiva), dovuti anche alla localizzazione del virus in altri distretti(tratto enterico rispetto al polmonare).

E’ altrettanto evidente che la persistenza della circolazione virale sul nostro territorio rappresenta e rappresenterà una minaccia alla ripresa della pandemia proprio il momento in cui le predette condizioni favorenti verranno a decadere (peggiori condizioni climatiche, minor distanziamento sociale etc),anche se il minor numero di persone da contagiare e la presenza di immunità dei contagiati (più o meno breve, più o meno evidente) renderà più difficile la diffusione stessa del virus, almeno nelle Regioni finora più colpite.

Enrico Bernini Carri, virologo