ACCORDO DI ASSOCIAZIONE ANDORRA-SAN MARINO/UE. La trascrizione in italiano dell’audizione del 03.07.2025 di LANDRY RIBA/1

Parlamento di Andorra

Ecco la trascrizione in lingua italiana degli interventi:

Cerni Escalé, Partito CONCORDIA (opposizione di centro sinistra)

Molte grazie, presidente. Benvenuto al segretario e anche a tutto il suo staff. La prima domanda si collega a temi già discussi nella precedente audizione del signor Riba, a maggio, ed è relativa al calendario del referendum. Il governo mantiene ancora l’intenzione di tenere il referendum dopo la ratifica? Lo chiedo perché il signor Riba ha appena menzionato il rapporto di consenso, che è una questione procedurale interna del Parlamento. In qualsiasi trattato internazionale, la procedura sarebbe la stessa.

Perché il referendum non può tenersi una volta approvato il rapporto di consenso dal Parlamento e anche dal Consiglio dell’Unione Europea, ma prima della ratifica formale da parte del Parlamento Europeo? Se il governo intende davvero ridurre al minimo gli eventuali impatti negativi di un “no” all’accordo, il referendum potrebbe tenersi prima, senza compromettere in alcun modo l’approvazione dell’accordo. Il testo sarebbe già chiuso.

Ritengo che anche in caso di una bocciatura al referendum, l’impatto sarebbe minore se questo avvenisse prima della votazione del Parlamento Europeo. Vorrei che il segretario di Stato ci spiegasse quale sia la ragione tecnica o politica per cui si prevede il referendum solo dopo l’approvazione del Parlamento Europeo.


Landry Riba, Segretario di Stato per i rapporti con la UE

Grazie, signor Escalé. Comincio dalla fine. La sequenza, come spiegai l’altra volta, è dettata da una scelta politica, non tecnica. Lo dissi chiaramente: le due decisioni politiche che Andorra prende in merito alla ratifica di questo accordo sono, primo, il fatto stesso di indire un referendum – che non è un obbligo legale – e, secondo, la scelta di quando celebrarlo.

Il capo del governo ha più volte dichiarato che si terrà una volta concluso l’iter al Parlamento Europeo. È una decisione politica: si vuole avere la certezza che anche l’altra parte – cioè l’Unione – si sia già pronunciata. Il Parlamento Europeo non può modificare il testo, può solo dire sì o no, e lo fa sulla base del rapporto di consenso.

C’è forse un po’ di confusione procedurale: non ci sono due votazioni al Parlamento Europeo, ma una sola. La Commissione presenta l’accordo al Parlamento e questo vota sì o no. Poi il testo torna al Consiglio e il Consiglio conclude l’accordo con una decisione che viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE.

Il governo ha spiegato chiaramente che non è necessario attendere la decisione finale del Consiglio, ma sì, conoscere il risultato del Parlamento Europeo. Solo dopo, potremo esprimerci sapendo che l’altra parte ha già fatto il suo.

Come già dissi nella scorsa sessione del 19 maggio: tenere il referendum dopo l’approvazione da parte del Parlamento Europeo non comporta alcun rischio. L’accordo tra UE e San Marino vivrà comunque, anche se Andorra dovesse dire no. Non blocchiamo nulla in un cassetto. Ma la decisione su cosa fare dev’essere presa da noi, con consapevolezza.

Riteniamo che sia molto più ordinato, corretto e sensato prendere una decisione finale avendo già tutti gli elementi sul tavolo, tranne uno: il nostro voto. Questo è il ragionamento alla base della scelta politica.


Cerni Escalé. Partito CONCORDIA (opposizione di centro sinistra)

(replica)

Il segretario ha parlato di eliminare qualsiasi incertezza. Ma allora, l’accordo non ha natura mista? Perché se è un accordo misto, le incertezze ci sarebbero anche dopo l’approvazione del Parlamento Europeo. Non so se si è chiarita questa questione.

In ogni caso, non parlavo di rischio giuridico. Certamente, l’accordo potrebbe entrare in vigore per San Marino, ma io parlavo di un rischio reputazionale. La visibilità di un testo approvato dal Parlamento Europeo è molto alta. E se Andorra dovesse rifiutare l’accordo in un clima d’opinione già ora sfavorevole, il danno reputazionale sarebbe pesante.

Gli andorrani, quando andranno a votare, ringrazierebbero di poter esprimere la loro posizione prima, così da non danneggiare la controparte europea.


Landry Riba, Segretario di Stato per i rapporti con la UE

Non condivido il punto di vista del signor Escalé, perché il Parlamento Europeo dovrà comunque seguire la sua procedura, indipendentemente da ciò che Andorra deciderà. Se decidessimo di dire “no” prima, ciò non creerebbe alcun problema al Parlamento Europeo. Procederebbero comunque con la ratifica, semplicemente sapendo che l’accordo si applicherà solo a San Marino.

Inoltre, tutte le istituzioni europee sanno che Andorra farà un referendum. Lo sanno da anni. Sanno che l’esito può essere positivo o negativo. Non è una sorpresa.

Se dopo aver firmato l’accordo annunciassimo all’improvviso il referendum, allora sì, sarebbe una sorpresa sgradita. Ma dal 2015 diciamo chiaramente che ci sarà un referendum. Nessuno dovrebbe meravigliarsi.


Carine Montaner Raynaud, Partito ENDAVANT (centro destra) – Opposizione

Grazie, presidente, grazie al segretario di Stato e al suo team. La diversità politica è la ricchezza della democrazia, ma, come ha detto Escalé, questa scelta è un errore gravissimo.

Bisogna prima conoscere l’opinione degli andorrani, poi procedere con il Parlamento Europeo. È come se una famiglia decidesse di comprare un’auto e uno dei membri va dal concessionario a firmare tutto, poi torna a casa e gli altri dicono: “Noi l’auto non la vogliamo”. Ridicolo! Questo è ciò che accadrebbe.

Il referendum sarà vincolante nella pratica, anche se formalmente è consultivo. I Democratici per Andorra si sono impegnati a rispettarne il risultato. Quindi: prima gli andorrani! Evitiamo un ennesimo ridicolo internazionale.


Landry Riba, Segretario di Stato per i rapporti con la UE

Ripeterò quanto già detto poco fa: non facciamo perdere tempo al Parlamento Europeo. Il Parlamento deve comunque svolgere la sua procedura, a prescindere da cosa faccia Andorra. Che noi facciamo il referendum questa domenica, fra tre mesi o tra un anno e mezzo, il Parlamento Europeo dovrà comunque esaminare l’accordo. Quindi, primo punto: non stiamo facendo perdere tempo a nessuno.

Secondo punto. L’esempio dell’auto è accettabile, ma c’è una differenza sostanziale: nel suo esempio, la famiglia torna dal concessionario con una sorpresa: “non compriamo più l’auto”. Nel nostro caso non c’è alcun effetto sorpresa. Tutte le istituzioni dell’Unione sanno che Andorra farà un referendum e che questo può avere esito positivo o negativo. Lo sanno e lo tengono presente.

Proprio come è accaduto con la Svizzera e accadrà con l’Islanda nel 2027, se terranno un referendum per l’adesione. È una situazione del tutto normale. Questo presunto rischio reputazionale che voi denunciate, secondo noi non esiste.

Un rischio esisterebbe solo se, dopo aver firmato l’accordo e prima della ratifica da parte del Consiglio Generale, annunciassimo improvvisamente un referendum. Ma non è questo il caso: dal 2015 diciamo chiaramente che ci sarà un referendum. Quindi, nessuna sorpresa.

Landry Riba (prosegue, sull’applicazione provvisoria)

Passando alla parte finale della sua domanda: il governo non ha mai detto una cosa e poi il suo contrario. Il capo del governo ha già risposto in Parlamento a una domanda del consigliere Montagudo, spiegando che l’applicazione provvisoria, allo stato attuale, non è possibile.

L’articolo 112 dell’accordo lo afferma chiaramente. E abbiamo già comunicato questa impossibilità alle istituzioni europee: Andorra non può applicare provvisoriamente un accordo internazionale che risponde a certi criteri – come questo.

Voi dite: “Dobbiamo dire che non vogliamo l’applicazione provvisoria”. Ma il punto non è volerlo o no. Il punto è potere o meno. E noi, legalmente, non possiamo. L’accordo stesso dice: se una parte non può, deve comunicarlo. Non se non vuole.

Landry Riba (anticipa una risposta scritta)

Se mi permettete, anticipo la risposta alla vostra interrogazione scritta. Voi chiedete che il governo notifichi ufficialmente alle istituzioni UE che non vogliamo l’applicazione provvisoria. Come detto, il governo lo ha già fatto: abbiamo comunicato che Andorra non può applicare provvisoriamente l’accordo. Questo è stato fatto a marzo, in un documento più ampio indirizzato alla presidenza di turno del Consiglio UE, alla Commissione, a tutti gli Stati membri e al Parlamento Europeo.

(Mostra il documento) Questa è la parte che includeremo nella risposta scritta: l’ultima frase sottolinea chiaramente che abbiamo già notificato tutto. L’articolo 112 dell’accordo prevede ogni eventualità:

  • 112.1: se tutti possono ratificare, l’accordo si applica.

  • 112.2: se qualcuno non può, e lo comunica, l’accordo si applica solo tra chi può.

  • 112.3: se qualcuno non potrà mai, si applica solo tra chi ratifica.

Tutti gli scenari sono previsti. Ribadisco: siamo in una situazione di normalità. Tutto è stato fatto secondo le regole.


Carine Montaner Raynard, Partito ENDAVANT (centro destra) – Opposizione

Grazie, presidente. Ho davanti a me l’articolo 8. Comprenderà la mia preoccupazione. Basta scrivere una lettera, e farne copia al Parlamento. Ci sentiremmo più tranquilli. Le leggo il testo in francese:

“Se le condizioni per l’applicazione provvisoria non sono soddisfatte tra le tre parti contraenti… l’accordo si applicherà tra l’Unione e la parte che ha notificato il deposito degli strumenti di ratifica, a meno che una delle altre due abbia notificato che tale applicazione provvisoria non deve avvenire.”

Quindi, secondo me, serve una lettera per chiarire le cose. Anche se il governo l’ha detto informalmente, per noi quella lettera è fondamentale. Perché dobbiamo rispettare un certo formalismo.


Landry Riba, Segretario di Stato per i rapporti con la UE

Signora Montaner, le ho detto che quella lettera è già stata inviata: alla Commissione, alla presidenza del Consiglio, ai 27 Stati membri e al Parlamento Europeo. A chi altro vuole che la mandiamo? Possiamo scrivere una nuova lettera, se vuole, ma diremmo esattamente le stesse cose.

Stiamo dicendo, e lo ribadisco, che nel nostro ordinamento giuridico non possiamo procedere con l’applicazione provvisoria. Fine della discussione. Lei forse vorrebbe aggiungere: “e non vogliamo nemmeno farlo”. Questo è il vostro punto di vista politico. Ma il compito del governo è spiegare la realtà materiale della situazione.

Questo non riguarda le volontà politiche, ma il procedimento. E il procedimento è chiaro: non possiamo applicare provvisoriamente l’accordo.

L’articolo 112 è stato redatto su richiesta di Andorra proprio per coprire ogni scenario e non compromettere San Marino. Se San Marino vuole procedere con l’applicazione provvisoria, potrà farlo. Se non vuole, può anche rifiutare. Ma se non può, è un’altra cosa.

E, come le dicevo, l’articolo 112 prevede tutte le eventualità. Se ce ne siamo dimenticata una, sarà qualcosa di estremamente remoto. Ma quanto lei chiede è già scritto nel documento che le invieremo in risposta all’interrogazione.


Cerni Escalé, Partito CONCORDIA (opposizione di centro sinistra)

Torno brevemente sulla questione della “mista natura” dell’accordo, sollevata anche dalla consigliera Montaner. Forse il segretario può aggiornarci sullo stato delle trattative. Se alla fine l’accordo verrà considerato “misto”, il segretario ha detto che si tratterà solo di elementi concreti, probabilmente quelli legati alla governance e ai servizi finanziari.

In caso di accordo misto, sarà necessaria la ratifica anche da parte dei parlamenti nazionali degli Stati membri. Capisco che non ci sarà alcuna applicazione dell’accordo finché questi parlamenti non avranno ratificato. Giusto? Nessuna applicazione parziale dei soli elementi non misti?


Landry Riba, Segretario di Stato per i rapporti con la UE

La natura “mista” o meno dell’accordo è decisa dagli Stati membri. Ci sono vari livelli decisionali: un primo livello tecnico-giuridico (il gruppo EFTA), poi un livello più politico (il COREPER, cioè i rappresentanti permanenti), e infine il Consiglio Affari Generali, che è quello politico vero e proprio. È quest’ultimo a decidere.

A oggi, sappiamo che la decisione è politica. I giuristi hanno già detto che non ci sono motivi sufficienti per obbligare a una qualificazione mista. Quindi, si tratta di una decisione facoltativa. Gli Stati membri possono scegliere.

Usano i precedenti e considerazioni di opportunità politica per decidere. Ma ricordiamoci che serve unanimità: 27 Paesi devono essere d’accordo. Quindi, il dibattito può essere lungo.

Lei ha ragione a dire che gli elementi misti saranno limitati. Sì, toccano probabilmente la questione dei servizi finanziari, anche se non in modo puro. In ogni caso, sono elementi poco significativi nell’intero testo. Se fossero centrali, i giuristi lo avrebbero già segnalato.

Lei chiede se, in caso di accordo misto, ci sarà comunque un’applicazione parziale del testo, lasciando fuori la parte mista. La risposta è: con l’ordinamento attuale di Andorra, no, l’accordo non potrà essere applicato finché non sarà completata la ratifica della parte mista. È quanto abbiamo già comunicato all’UE.

Se in futuro si vorrà cambiare questa situazione, sarà necessaria una riforma legislativa. Toccherà a voi consiglieri generali decidere. Questo limite non riguarda solo l’accordo di associazione, ma anche altri accordi internazionali.

Questa è la situazione oggi.

TRASCRIZIONE E TRADUZIONE DA VIDEO YOUTUBE – S.e.&o.