Avrebbe scritto: “Un antipapa che si è impossessato della Chiesa”. Rimosso dirigente della Giustizia minorile emiliano-romagnola dopo le frasi contro Papa Francesco

Antonio Pappalardo non è più il dirigente ad interim del Centro per la Giustizia Minorile dell’Emilia-Romagna. La decisione è arrivata nelle ultime ore, a seguito di un’indagine interna avviata dal Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità, in merito ad alcune gravi affermazioni da lui rivolte a Papa Francesco attraverso i social network.

A prendere posizione immediatamente era stato Antonio Sangermano, capo del Dipartimento, che nei giorni scorsi aveva ordinato un’indagine conoscitiva per accertare la fondatezza delle dichiarazioni attribuite a Pappalardo e verificare eventuali profili di responsabilità disciplinare.

Secondo quanto segnalato da parlamentari del Partito Democratico, tra cui la senatrice Sandra Zampa, Pappalardo avrebbe pubblicato sul canale Telegram “Logos e Libertas” frasi fortemente offensive, definendo Papa Francesco “un antipapa che si è impossessato della Chiesa”. Non solo: tra i messaggi comparsi, anche contenuti ironici e denigratori relativi alla recente ospedalizzazione del Pontefice, giudicati di “inaudita gravità”.

Le parole di Pappalardo hanno suscitato una dura reazione politica, soprattutto da parte del centrosinistra emiliano-romagnolo. Consiglieri regionali e comunali hanno chiesto la revoca immediata dell’incarico, sottolineando come sia inaccettabile che la responsabilità educativa e sociale di strutture destinate ai minori – inclusi quelli stranieri non accompagnati – possa essere affidata a chi si esprime pubblicamente con toni che offendono la Chiesa e il suo massimo rappresentante.

Con una nota ufficiale, lo stesso Sangermano ha ribadito l’intenzione dell’amministrazione di “adottare tutti i provvedimenti necessari per tutelare l’immagine e il prestigio della Giustizia minorile”, confermando quindi la rimozione immediata di Pappalardo dall’incarico.

L’episodio riapre il dibattito sull’uso dei social da parte dei funzionari pubblici e sull’importanza di garantire la coerenza tra ruolo istituzionale e comportamenti privati, specialmente in ambiti delicati come quello della giustizia minorile e delle comunità educative.