Vicenda processuale dalla forte eco mediatica; essendo contestato ai vertici CIS l’utilizzo di milioni di euro in fondi pensione investiti in pronti contro termine; e anche di titoli di clienti privati – anch’essi inconsapevoli -, quale garanzia per ottenere linee di credito da banche lussemburghesi.

Quando si era ormai prossimi al traguardo la sorpresa. Una prima avvisaglia alle 9.30 di questa mattina: orario fissato per la teorica udienza finale con le arringhe delle Difese; dopo le conclusioni, ieri, di parti civili PF. Si viene a sapere di uno slittamento, disposto dal Commissario della Legge. Da qui una serie di speculazioni, in Aula, sulle possibili ragioni.

La risposta arriva dopo oltre due ore. Giusto il tempo dell’appello e il Giudice Vico Valentini dà lettura ad un’ordinanza che parrebbe in un qualche modo riaprire i giochi. Ravvisata, pare, una lacuna probatoria; determinata da incoerenze ed omissioni nella stessa perizia d’ufficio. Citato a tal proposito quanto evidenziato ieri dalla procura SGA. Da qui la decisione di assegnare all’Agenzia di Informazione Finanziaria un termine, per relazionarsi con l’omologa lussemburghese; ed acquisire la modulistica antiriciclaggio utilizzata all’epoca nel Granducato. E ciò con riferimento alla vexata quaestio del beneficiario effettivo.

All’origine del coinvolgimento processuale di Marino Grandoni, infatti, un modulo emerso dal carteggio con EFG Lussemburgo; nel quale l’ex socio di maggioranza del CIS – secondo l’Accusa – si sarebbe dichiarato proprietario dei titoli dati a pegno. Si riferiva invece alla titolarità della banca, ad avviso della Difesa. Che non a caso è parsa oggi piuttosto contrariata dal colpo di scena.

Al netto della singolarità delle tempistiche l’effetto dell’ordinanza pare quello di un supplemento di istruttoria; proprio mentre si avvicina il break estivo. Attenzione anche alla prescrizione, che secondo alcuni addetti ai lavori parrebbe ormai incombere su questo processo, a meno di aumenti della pena di un grado, come prospettato ieri dalla Procura del Fisco.

Virtualmente alla sbarra – oltre al già citato Grandoni, e all’ex DG della banca Daniele Guidi – il suo vice di allora: Marco Mularoni; anche oggi unico imputato presente. Le accuse, a vario titolo, sono truffa o frode nell’esecuzione dei contratti, appropriazione indebita e violazione della normativa bancaria sul beneficiario effettivo. San Marino Rtv