Bisogna cambiare il concetto di sicurezza eliminando l’eccessiva burocrazia: “Non si può mandare in strada il poliziotto ‘panzone’ che non ha fatto altro che il passacarte perché lì se li mangiano”. Il ministro della Pubblica amministrazione punta il dito contro la troppa burocrazia nella sicurezza. “Come non posso concordare sul fatto che bisogna mandare i poliziotti per le strade a garantire la sicurezza? Meno burocrazia e più polizia on the road a contatto diretto con il cittadino, credo che su questo punto non ci sia nessuno che dissenta”, afferma il ministro alle telecamere di Klauscondicio.
“Certamente – aggiunge Brunetta – non è così facile dire dalla scrivania alla strada, non si può mandare in strada il poliziotto ‘panzone’ che non ha fatto altro che il passacarte perché lì se li mangiano. Bisogna cambiare il concetto stesso di sicurezza, deve essere fatta da chi la sa fare”. E aggiunge: “Perché il passaporto bisogna farlo in Questura? Il burocrate faccia il burocrate, i poliziotti con la pistola ed il manganello vadano in giro per le strade, nelle gazzelle, nelle automobili e in elicottero. Questa deve essere la sicurezza. La sicurezza non deve essere burocrazia e invece, purtroppo, gran parte del nostro capitale umano, impiegato nei sistemi di sicurezza, è utilizzato per produrre carte e quindi burocrazia”.
LA REPLICA DEL SINDACATO
Non tarda a farsi sentire la reazione dei sindacati di polizia. “La misura è colma: qualcuno arresti il ministro Brunetta prima che sia troppo tardi”, sbotta il segretario del Siulp Felice Romano.
“’Non passa giorno senza che il ministro dica la sua sui mille mali del pubblico impiego – afferma il Siulp – ma a questo punto la misura e’ davvero colma e, dunque, attendiamo scuse ufficiali dal fantasioso ministro della Funzione Pubblica’’.
Ma quello che attendono i poliziotti, aggiunge, è “che qualcuno ‘arresti’ le uscite fuori luogo e fuori gusto di Renato Brunetta: le donne e gli uomini della Polizia di Stato hanno tanti e troppi problemi da affrontare, non possono farsi carico delle stravaganze di uomini che dovrebbero rappresentare lo Stato ai massimi livelli e passano il loro tempo insultando a piu’ non posso chi per 1.300 euro al mese rischia la pelle, e spesso ce la lascia, sulle strade’’.
GIACCA E CRAVATTA
“Anche il venerdì i dipendenti delle pubbliche amministrazioni devono vestire in giacca e cravatta.
Quando si è un’azienda pubblica e si ha a che fare con il pubblico, si hanno doveri maggiori rispetto al privato». Questo il parere del ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta commentando l’abitudine del ‘friday casual’ in uso presso alcune aziende italiane e straniere.
Sempre a proposito delle abitudini dei dipendenti pubblici, il ministro ha spiegato di puntare «a far lavorare i dipendenti pubblici tutta la giornata: è un mio obbiettivo. Mi piacerebbe che lavorassero tutti i pomeriggi fino a tardi, in primis il settore giustizia. Io amo tantissimo il tempo pieno e i turni. Ma perchè – si è chiesto Brunetta – tanti edifici pubblici vengono utilizzati solo per mezza giornata? Perchè non usare le scuole anche oltre l’orario normale? Far lavorare gli statali anche di pomeriggio è un mio obiettivo di questa legislatura».
Stoccata anche nei confronti del Cnr: «È inefficiente e non funziona perchè è diventato burocrazia – ha evidenziato -. Si spende tantissimo per funzioni burocratiche e stipendi, pochissimo, invece, per la ricerca. Ci sono dei bravi ricercatori. Però un ricercatore deve vivere sulla frontiera, non in un baraccone burocratico».
LA RISPOSTA
“Mi chiedo se il ministro pensi di introdurre un’apposita ‘indennità cravatta’ per integrare i magri stipendi dei dipendenti pubblici, e permettere loro di mantenere un look più consono ai suoi gusti, oppure se la permanenza a Palazzo Vidoni lo abbia ispirato a reintrodurre le divise per i dipendenti pubblici tanto in voga nel Ventennio». Così Carlo Podda segretario generale della Fp Cgil, replica al ministro della Funzione Pubblica che ha criticato il look casual dei dipendenti pubblici.
«Brunetta la smetta con le facezie – ha aggiunto – Negli ultimi giorni, mentre la politica dovrebbe concentrarsi sullo schema di decreto attuativo presentato da Brunetta dopo la farsesca vicenda delle ‘dimissionì, il Ministro continua la sua attività di riformista chiacchierone».
MINISTERO A MILANO
“Boccio le burocrazie ministeriali. Non vanno bene. Metterei a Milano per esempio il ministero delle Finanze». Questa l’idea del ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, lanciata nel corso del programma ‘Klauscondiciò. «Intendiamoci – ha proseguito – non intendo assolutamente che Roma non vada bene in sè, ma ritengo che i ministeri dovrebbero essere distribuiti in tutta Italia. Non si capisce perchè in un triangolo più o meno delle Bermuda debba esserci concentrata tutta la burocrazia ministeriale del Paese».
FERROVIE E ZECCHE
«Se fossi il capo delle Ferrovie dello Stato taglierei la testa al direttore generale». Così il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta alle telecamere di Klauscondicio parlando del caso delle zecche sui treni italiani. «Le Ferrovie dello Stato – ha aggiunto – non sono pubblica amministrazione Sono un’azienda di proprietà pubblica, però con delle regole precise».