Riceviamo e pubblichiamo:
In qualità di difensori della famiglia di Pierina Paganelli chiediamo di pubblicare la seguente replica alle osservazioni diffuse dalla difesa dell’indagato in questi giorni:
La macchina della signora Bianchi (e altri rumori) coprono per un minuto abbondante il supposto “scatto” della porta tagliafuoco, quando l’indagato scende: viceversa è invece individuabile il momento in cui egli apre la suddetta porta tagliafuoco per risalire e tale evidenza collima perfettamente con quanto riferito dalla Bianchi e con gli altri elementi cardine a disposizione nell’indagine.

Il momento della “risalita” di Dassilva, secondo la tesi accusatoria, trova riscontro anche con le tempistiche ricostruite dalla difesa (ed in particolare con la circostanza che lo vorrebbe dentro il suo appartamento alle 08:11 circa a compiere una decina di passi).
Gli altri rumori captati dalla telecamera sono tutti chiaramente distinguibili: in particolare la ricostruzione delle proprie azioni da parte della signora Cappelletti (condomina che esce dal garage con lo scooter) ha consentito di attribuire una spiegazione ad una serie di suoni che si susseguono nel minuto che precede il passaggio di costei davanti alla CAM3 in uscita dal garage e che sarebbero altrimenti rimasti privi di spiegazione. Le predette dichiarazioni, inerenti la mattina del 04.10.2023, rilasciate della signora Cappelletti, (dichiarazioni di cui la signora Bianchi ignorava l’esistenza al momento della propria deposizione), collimano ancora una volta perfettamente con la ricostruzione offerta dalla stessa Bianchi e offrono un ulteriore riscontro alla riferita permanenza degli amanti all’interno del garage con luce accesa e basculante aperta nei minuti esatti in cui gli stessi ivi si sarebbero trovati secondo quanto riferito dalla Bianchi e captato dall’audio della telecamera.
Per quanto riguarda le parole registrate dalla telecamera poco dopo le 22:00 del 03.10.2023, esse sono chiaramente riconducibili ad uno scambio verbale fra terze persone che si trovano molto più prossime alla telecamera rispetto al luogo del delitto e che nulla hanno a che fare con la vicenda che ci occupa.
Quanto riferito dalla signora Bianchi trova ulteriori riscontri esterni ed oggettivi negli atti di indagine.
A titolo esemplificativo, ella dichiara di non essere mai salita, la mattina del 4 ottobre 2023, oltre il primo piano (e di non essersi quindi mai recata fino al terzo piano a chiamare il signor Dassilva, come dallo stesso invece sempre affermato, da ultimo in sede di interrogatorio al GIP tenutosi nel marzo scorso) e tale circostanza è confermata dal numero di passi registrato dal cellulare della stessa Bianchi Manuela (meno della metà di quelli necessari ad arrivare al terzo piano).
A tal proposito si dovrà osservare che lo stesso indagato era sempre stato piuttosto vago sulla circostanza di tale presunta chiamata e quanto da lui riferito precedentemente contrastava già con i dettagli forniti da Manuela Bianchi al tempo in cui cercava di confermare questa circostanza per favorirlo.
Da ultimo corre l’obbligo di precisare che alle 22:06:56 l’indagato non è impegnato nella visione di Netflix, ma cessa ogni interazione con la piattaforma proprio in quel momento, di poco antecedente all’arrivo dell’auto di Pierina Paganelli in via del Ciclamino, passaggio atteso dal signor Dassilva – nell’ipotesi dell’accusa – sul proprio balcone. Anche tale ultima circostanza appare confortata da riscontri oggettivi.
La testimone non ha la visuale sul garage di Manuela, vede la basculante aperta per una frazione di secondo, nulla vieta che Dassilva sia uscito immediatamente prima e, anche uscendo subito dopo, avrebbe comunque il tempo di raggiungere il proprio appartamento.
Quanto alle pretese interazioni di Manuela Bianchi con lo smartphone la mattina del 4 ottobre, i periti della Procura non hanno rilevato alcuna interazione attiva della signora Bianchi, ma unicamente un passaggio dello schermo in modalità interattiva, fenomeno che potrebbe dipendere anche dall’arrivo di una notifica o dal contatto del cellulare con un oggetto all’interno della borsa.
Avvocato Monica Lunedei