Nuovi elementi si aggiungono al quadro processuale dell’omicidio di Saman Abbas, la 18enne scomparsa nel 2021 e ritrovata senza vita oltre un anno dopo in un casolare abbandonato a Novellara. Secondo quanto emerso nella recente udienza presso la Corte d’assise d’appello di Bologna, la sepoltura del corpo non sarebbe compatibile con l’azione di un singolo individuo.
L’analisi tecnico-scientifica è stata al centro dell’intervento in aula di un esperto archeologo forense, incaricato di ricostruire le modalità con cui la giovane è stata nascosta sottoterra. I risultati della perizia sono chiari: la posizione del cadavere, supino, con il volto rivolto verso l’alto e le braccia orientate verso destra, suggerisce un intervento calibrato, tutt’altro che improvvisato. Non si trattò di un corpo abbandonato alla rinfusa, ma piuttosto sistemato con una certa cura. Dettagli che rendono poco plausibile l’ipotesi di un’unica persona coinvolta nella fase di occultamento.
Il punto esatto in cui è stata rinvenuta la salma era stato indicato in precedenza da Danish Hasnain, zio della ragazza, già detenuto all’epoca della rivelazione. Hasnain è uno dei cinque imputati nel processo per omicidio aggravato. Insieme a lui, davanti alla Corte, compaiono anche il padre di Saman, Shabbar Abbas, la madre Nazia Shaheen – assente all’ultima udienza per scelta difensiva – e i due cugini Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz.
La morte della giovane pakistana, avvenuta nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021, ha avuto un forte impatto sull’opinione pubblica e ha riportato alla ribalta il tema dei cosiddetti “delitti d’onore”, legati a scelte personali delle vittime ritenute incompatibili con le aspettative familiari. Nel caso di Saman, la sua intenzione di vivere liberamente e rifiutare un matrimonio combinato sarebbe stata il movente della tragica decisione.
Ora, con l’avanzare del processo di secondo grado, le perizie tecniche assumono un ruolo chiave nella valutazione delle responsabilità. La complessità dell’occultamento del corpo – evidenziata dalla disposizione e dalla modalità di sepoltura – potrebbe contribuire a rafforzare la tesi della partecipazione attiva di più persone.
Un processo ancora in corso, ma che, a distanza di anni dai fatti, continua a restituire dettagli inquietanti su un crimine che ha scosso profondamente la comunità.