Culle vuote, aule scolastiche fantasma: in San Marino non calano solo i funerali … di Enrico Lazzari

Sulla porta della nursery del Titano non si sente più il trillo di speranze nuove. Le scarpette da neonato restano lì, coperte di polvere, in attesa di un vagito che sembra un miraggio. Nel 2024, solo 144 bebè hanno aperto gli occhi a San Marino, mentre 254 funerali hanno suonato un addio più fragoroso. Un saldo naturale di -110 anime e un tasso di fecondità crollato a 0,824 figli per donna, il dato più nero mai scarabocchiato nei registri. Non è un numero: è un Paese che si spegne un ciuccio alla volta.

La crisi non si ferma alle culle. A Chiesanuova, la scuola trema al pensiero di chiudere per mancanza di alunni, con aule pronte a diventare mausolei di lavagne. Insegnanti che sfogliano annunci di lavoro, bidelli che spolverano banchi per nessuno: la demografia è una mannaia che taglia sogni e stipendi. Meno bambini, meno classi; meno classi, meno lavoro, meno futuro. E il danno si allarga: dai cuochi delle mense agli autisti degli scuolabus, dalle cooperative di pulizie ai venditori di quaderni, una filiera occupazionale intera barcolla. San Marino non invecchia: si svuota, e il mercato del lavoro si ritrova a contare le rovine. Il gettito fiscale di questo indotto è già prevedibilmente perso da qui al “tramonto”. Perchè non destinarlo tutto e subito al potenziamento di misure realmente efficaci a invertire il trend di nascite?

Enrico Lazzari

Oltre confine, l’Italia recita lo stesso copione tragico: 370.000 nascite nel 2023, un tasso di 1,20 figli per donna, gonfiato dai figli di immigrati che qualcuno spaccia per trofei, mentre le scuole secondarie accolgono “ospiti di passaggio” con bonus che sanno di elemosina. Altrove, c’è chi prova a riscrivere il finale. In Francia, i congedi parentali sono più lunghi di un’Odissea, gli asili costano meno di un croissant e le famiglie numerose incassano sgravi come medaglie: 1,79 figli per donna nel 2023, un lusso europeo. La Corea del Sud, con un Ministero della Natalità che sembra uscito da Black Mirror, lancia assegni, mutui scontati e nidi h24, ma per ora incassa più titoli di giornale che vagiti.

E noi, sul Titano? Fino a ieri, ci siamo arrangiati con bonus bebè da mercatino delle pulci – buoni per un ciuccio di plastica – e qualche aula riverniciata come se fosse un asilo. A marzo 2025, il governo ha tirato fuori il suo grande piano: congedi parentali più flessibili, assegni familiari un po’ più gonfi, un fondo per madri disoccupate e – tenetevi forte – campagne per “sensibilizzare” alla genitorialità. Sensibilizzare? Sul serio? Come se le coppie evitassero i figli perché non hanno visto abbastanza spot, e non perché le case costano come palazzi, gli asili come yacht e il lavoro ti fulmina se osi prendere un giorno per un biberon. Ci mancherebbe solo che, agli spot, si aggiungessero divieti sulla vendita di profilattici, pillole anticoncezionali e – già che ci siamo – bambole gonfiabili, per “incentivare” la natalità con un bel ritorno al Medioevo. Non fraintendetemi: non sto proponendo un falò di preservativi in Piazza della Libertà. Ma se il governo pensa che la denatalità si combatta con volantini e non con scelte radicali, tanto vale immaginare soluzioni assurde come queste. Almeno faremmo ridere (o piangere), mentre le culle restano vuote.

Serve un piano Marshall delle culle, non un post su Instagram. Case che una famiglia possa chiamare casa, non mutui che ti inseguono fino al camposanto. Asili che non ti facciano vendere un rene. Pediatri che rispondano senza bisogno di un medium. Trasporti che non ti facciano rimpiangere la cicogna. 

E un fisco che smetta di trattare i genitori come bancomat: sgravi veri, non briciole da campagna elettorale. Le scuole? Reinventatele: flessibili, digitali, pronte a sopravvivere con meno alunni – che riceverebbero più attenzione e uscirebbero di certo migliori di oggi – e non a chiudere come botteghe fallite. E un governo che smetta di “sensibilizzare” e inizi a fare sul serio, senza bisogno di divieti da commedia.

San Marino è con le spalle al muro. Possiamo rubare una pagina dalla Francia – congedi seri, welfare che non ti prenda a schiaffi – o continuare a contare bare, mentre la scuola di Chiesanuova diventa un ristorante e gli insegnanti si riciclano come camerieri. Le culle vuote urlano, le aule fantasma ammoniscono. Non bastano spot o “sensibilizzazioni”. Servono scelte che facciano accapponare la pelle, non risate amare per un Paese che preferisce i volantini ai vagiti. Altrimenti, fra vent’anni, non avremo più nulla da sarcasticamente commentare. Solo silenzio.

Enrico Lazzari