“Inammissibili”. Bocciati i referendum su cannabis e responsabilità delle toghe

“Leggere o sentire che chi ha preso la decisione non sa cosa è la sofferenza ci ha ferito ingiustamente. Non era un referendum sull’eutanasia, ma sull’omicidio del consenziente”. Queste le prime parole di Giuliano Amato, presidente della Corte Costituzionale in merito al quesito presentato dai Radicali sul suicidio assistito, rigettato ieri dalla Consulta.

Stessa sorte è toccata al referendum sulla cannabis. “Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti. Si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali”, ha spiegato Amato nel corso della conferenza stampa.

Un altro respingimento che farà discutere e che dividerà il mondo politico è quello del referendum sulla responsabilità civile dei magistrati, l’unico di quelli proposti dalla Lega a non essere stato accolto. “Essendo fondamentalmente sempre stata la regola per i magistrati quella della responsabilità indiretta, la introduzione della responsabilita diretta rende il referendum più che abrogativo”, ha spiegato Amato a riguardo di tale quesito. E ha aggiunto: “Qui stiamo parlando della responsabilita dei magistrati per i quali la regola diversamente da altri funzionari pubblici era sempre stata della responsabilità indiretta”.

Passa, invece, il quesito sul voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulle valutazione dei magistrati. Questa mattina sono stati accolti i primi quattro referendum sulla giustizia proposti dalla Lega. Il primo riguarda l’abolizione della legge Severino che prevede la sospensione per gli amministratori locali che abbiano subìto una condanna in primo grado per alcuni reati. Ma non solo. Si nega, inoltre, la possibilità di candidarsi a chi sia stato condannato in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione e altri gravi reati.

“Sarà che è troppo occupato dalle questioni economiche”, ha detto Amato criticando il Parlamento che forse non dedica “abbastanza tempo” a cercare di trovare la “soluzione” sui“conflitti valoriali”. Per il presidente della Consulta “è fondamentale che in Parlamento capiscano che se questi temi escono dal loro ordine del giorno possono alimentare dissensi corrosivi per la coesione sociale”. Amato ha, poi, precisato: “Non mi pare che nessuno abbia cercato i peli nell’uovo. In alcuni casi l’orientamento è stato unanime, in altri prevalente”.

Il secondo quesito riguarda l’applicazione delle misure cautelari attraverso cui i promotori intendono escludere dalla carcerazione preventiva coloro che sono accusati di finanziamento illecito ai partiti e di reati puniti con la reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni, a meno che non vi sia il rischio di fuga o l’inquinamento delle prove. Gli altri due quesiti riguardano la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario. Uno punto ad ottenere la separazione delle carriere in magistratura, mentre l’altro è volto a eliminare le liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm, una misura già presente nella riforma Cartabia (che, però, deve essere ancora discussa e votata in Parlamento).


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