Iro Belluzzi (PSD) e il rischio dell’estero-vestizione per le nostre imprese.

La necessità di intervenire in comma comunicazione nella seduta consiliare del 23 settembre, si rende necessaria per il fatto che la maggioranza attraverso escamotage è riuscita ad eludere il dibattito previsto nello scorsa sessione consiliare riguardo il riferimento sullo stato delle trattative e sui contenuti degli accordi in materia finanziaria e valutaria con la vicina Italia.    

Oramai dall’inizio del percorso delle trattative per la definizione dei suddetti accordi, i consiglieri di minoranza sono stati sempre costretti ad introdurre il dibattito nell’aula consiliare su temi così importanti soltanto nel comma comunicazioni.

Infatti dobbiamo costatare la pervicace resistenza da parte del segretario agli esteri Mularoni, nel non voler affrontare il dibattito nell’aula consiliare, e di non voler informare tutta la cittadinanza.

Tale atteggiamento è sintomatico di un approccio antidemocratico del segretario Mularoni, svuotando il consiglio grande e generale delle sue più alte funzioni e si concretizzano i principi della millenaria democrazia sammarinese.

La volontà di celare il  contenuto degli accordi discende presumibilmente da accordi che sanciranno una resa incondizionata da parte della repubblica di san marino ai dictat italiani.

Al profondo cambiamento di sistema che si impone alla repubblica di san marino in funzione delle mutate regole internazionali, non vi è la ben che minima reale contropartita per garantire la sostenibilità del sistema.

Dalle schede che riassumono il contenuto degli accordi, pubblicate sugli organi di stampa, non si ravvisa nessun elemento che possa mettere in sicuro le aziende sammarinesi dal rischio di essere considerate estero-vestite, o che garantisca al comparto finanziario, bancario di poter operare al di fuori del territorio sammarinese, o  che sia stata indicato il riconoscimento di un equo differenziale fiscale.

Nonostante l’atteggiamento quasi fantozziano dei nostri segretari nei confronti della controparte italiana, che li ha portati ad accettare tutte le imposizioni italiane, la firma continua a slittare, le date che a più riprese sono state indicate dal Segretario Mularoni e dal Segretario sono state puntualmente disattese.

Così pure gli appuntamenti non vengono centrati nella maniera così come erano stati prospettati.

Come non è più sopportabile ascoltare il segretario agli esteri mularoni, quando come nella scorsa sessione consiliare, affermare che ciò che ha raggiunto in fase di trattativa è molto, che lei si è trovata a dover risolvere situazioni problematiche derivanti da un passato di cui lei non ne ha nessuna responsabilità, perché peraltro impegnata fuori san marino per sette anni.

Credo è oramai giunta l’ora che si renda conto che nel suo ruolo lei non rappresenta solo se stessa ma è espressione di un governo e di una maggioranza, che governa il paese oramai da 10 mesi.

Non è più sopportabile che nel momento delle difficoltà dover ascaltare come vengano riversate tutte le responsabilità sul vecchio esecutivo.

Qualche giorno fa, la mia attenzione è caduta su un articolo datato 2004, che affrontava il tema della sempre più ridotta credibilità della repubblica nei confronti della comunità internazionale mettendo in luce quelli che sicuramente erano stati i punti critici, individuati in arco temporale molto ampio.

Quindi a questo punto ritengo fermamente che l’esercizio del rimpallo delle responsabilità sia un esercizio inutile, la repubblica anche al cospetto di quello che oggi abbiamo visto ha bisogno di ben altro, e tutte le forze dell’opposizione sono pronte a mettersi a disposizione per individuare la strada della soluzione dei molteplici problemi che la repubblica dovrà affrontare.

Ne è stato un chiaro esempio nella scorsa sessione consiliare il comma relativo al riferimento del segretario gatti sullo stato dei rapporti in materia finanziaria, ma francamente risulta essere molto più difficile adottare lo stesso atteggiamento quando ci troviamo di fronte al reiterato comportamento di fuga dal democratico confronto del segretario agli esteri.         

 

 

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