L’approvazione della Legge sull’Emergenza Casa ha rappresentato un segnale politico importante: per la prima volta si è riconosciuto apertamente che l’accesso all’abitazione è un tema urgente per una parte crescente della popolazione. Giovani, Famiglie, Residenti stabili si trovano oggi a rincorrere una casa che diventa sempre più difficile raggiungere, economicamente e logisticamente. Ma se queste legge segna un passo avanti, è altrettanto chiaro che da sola non basta. L’emergenza casa non si risolve con un correttivo tecnico, ma con una visione strutturale che parta dalle fondamente: il territorio, il mercato, le regole.
Il primo passaggio obbligato è un nuovo e moderno Piano Regolatore Generale basato sulle esigenze del Paese. San Marino ha ancora suolo disponibile, ma servono scelte responsabili e lungimiranti. Ripensare il PRG significa dare priorità a un piano chiaro e concreto: edilizia sociale, con condomini realizzati dalla Stato destinati ad affitti calmierati e formule di riscatto; sostegno all’edilizia cooperativa, per favorire l’accesso alla casa attraverso progetti condivisi; incentivazione all’accensione di mutui per l’acquisto di immobili esistenti da privati; costruzioni ex novo solo all’interno degli zoning esistenti, recuperando aree già urbanizzate senza ulteriore consumo di suolo; realizzazione di condomini sociali dedicati alle persone anziane, per rispondere a esigenze abitative specifiche.
Non serve costruire per aumentare i numeri, ma per rispondere a un bisogno reale, mettendo sempre al centro chi vive e lavora stabilmente nella Repubblica.
Accanto alla nuova edilizia, va attuata una politica attiva sul patrimonio immobiliare già esistente. Non basta censire le case sfitte: occorre creare le condizioni per rimetterle in circolo, favorendo il riutilizzo attraverso strumenti moderni, garantiti e socialmente equilibrati. Una strategia che valorizzi ciò che già esiste, evitando sprechi e abbandoni.
C’è poi un nodo che non può più essere rimandato: le residenze atipiche. Anche se con la legge l’accesso sarà oggettivamente più complicato, questo non è sufficiente. L’esperienza dimostra che rattoppare non basta più. Serve una scelta politica chiara e definitiva: Le residenze atipiche vanno eliminate.
Non è più accettabile che un cittadino Sammarinese, un giovane residente, una famiglia che lavora qui ogni giorno, debbano competere per un tetto con chi risiede solo formalmente per vantaggi fiscali. È una questione di equità, di dignità e di rispetto per l’identità stessa del nostro Paese.
Un’altra riflessione doverosa riguarda le condizioni economiche delle famiglie. Per quanto lo Stato possa intervenire a sostegno di Mutui, la valutazione finale resta in mano alle banche, che considerano anche le spese reali: figli, asilo, sanità, bollette ecc. IL reddito può apparire sufficiente sulla carta, ma nella vita concreta i margini sono spesso molto stretti. In questo contesto, prevedere una soglia rigida di 18.000 euro di reddito pro capite per accedere alla garanzia statale rischia di essere un limite dannoso. Una misura di questo tipo non tiene conto della complessità delle situazioni familiari e finisce per escludere proprio chi avrebbe più bisogno di supporto. Se vogliamo che il settore immobiliare torni a essere uno dei motori della crescita economica, non dobbiamo restringere l’accesso, ma creare condizioni più ampie e inclusive. La casa è il primo investimento nella vita di una persona e nella stabilità di una comunità: favorirne l’accesso significa far ripartire l’economia, dare fiducia e futuro al Paese.
Il vero equilibrio abitativo si costruisce mettendo insieme pianificazione intelligente, un mercato corretto e diritti garantiti. La casa non può essere un privilegio riservato a chi ha più strumenti o conoscenze per aggirare le regole, ma deve tornare a essere un’opportunità concreta per chi sceglie ogni giorno di vivere e costruire il proprio futuro qui. Prima chi c’è, Prima chi lavora. Prima chi resta.
Maurizio Tamagnini