La Valleverde emigra da Coriano. 210 posti di lavoro a rischio

La Valleverde emigra fuori regione o, forse, fuori Italia. Nonostante il livello della domanda sia ancora buono, informano i sindacati, la società ha deciso di abbandonare Coriano.


La notizia è stata data ieri e già oggi i 210 lavoratori si sono riuniti per decidere cosa fare. La richiesta è che la produzione resti all’interno dell’azienda e che le istituzioni locali intervengano aprendo un apposito tavolo per definire un percorso di salvaguardia occupazionale.
Quando l’azienda delocalizzerà, dicono infatti i sindacati, un buon numero di impiegati resterà senza occupazione.
I lavoratori si riuniranno ancora giovedì per definire eventuali iniziative.

La nota della Filtea Cgil e delle RSU Valleverde

La domanda ancora tiene, ma la Valleverde non vuole correre rischi e così, rovesciando tutti i problemi della crisi sui lavoratori, ha deciso di implementare il decentramento della produzione spostandosi da Coriano verso altri laboratori, probabilmente fuori regione o addirittura fuori nazione. La notizia è stata comunicata ai rappresentanti sindacali ieri e già oggi i lavoratori si sono riuniti in assemblea per decidere cosa fare. I dipendenti della Valleverde sono circa 210, 80 dei quali addetti alla produzione. Ma quando l’azienda delocalizzerà, anche un buon numero di impiegati resterà senza occupazione. La cassa integrazione straordinaria è gia stata autorizzata fino ad aprile 2010, ma quando sarà finita e i lavoratori non potranno più contare neppure sui 700 euro di CIG, allora, cosa succederà? Purtroppo si tratta di una condizione condivisa da tanti lavoratori, mentre dal Governo si vuol far passare l’idea che ormai il peggio è alle spalle. In realtà il peggio deve ancora venire, perché se non si definiscono delle misure forti a sostegno dell’economia, il Paese, a recessione finita, sarà in ginocchio. Inoltre, in questa fase, le aziende stanno tentando di riposizionarsi sul mercato puntando ad una riorganizzazione che mirando all’abbattimento dei costi, lascerà fuori dal mercato del lavoro tante persone, le quali rappresenteranno e già rappresentano un grande problema sociale.

Questo della Vallaverde è il classico esempio di un’azienda che non utilizza gli ammortizzatori per prendere un po’ di fiato e cercare il modo di uscire dalla fase negativa, ma come soluzione tampone.

Ora i dipendenti della Valleverde chiedono che la produzione resti all’interno dell’azienda e chiedono alle Istituzioni locali di intervenire perché non vada dispersa un’altra unità produttiva insieme alla professionalità dei suoi dipendenti. Per tali ragioni sarà necessario aprire un tavolo istituzionale per definire un percorso di salvaguardia occupazionale.

I lavoratori si riuniranno nuovamente giovedì per decidere ulteriori iniziative di richiesta di informazione, sensibilizzazione e contrasto rispetto alle decisioni dell’azienda che al momento pare limitare la propria prospettiva solamente all’abbattimento dei costi derivati dal lavoro.

 

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