Lettera aperta ai dirigenti della Federazione sammarinese della Caccia.

(di Alessandro Rossi SU) Preliminarmente mi scuso a nome mio e a nome del Partito per non esserci potuti incontrare a seguito della Vostra richiesta per  illustrare i il decreto che regolamenta la caccia al cinghiale in territorio.

Per un disguido non ci si è potuti incontrare e di questo me ne rammarico, un incontro avrebbe potuto evitare le “feroci polemiche” da parte di voi dirigenti della federazione poste in essere contro associazioni e partiti che hanno sostenuto semplicemente le ragioni contrarie alla realizzazione di  battute al cinghiale, seppur regolamentate, all’interno del nostro territorio.

Al contrario di quanto pregiudizialmente ci viene  rivolto contro come partito ma anche come persona ho un grande rispetto per la caccia e per i “veri” cacciatori.

La funzione della caccia è nella natura umana, retaggio di un rito ancestrale che ha in se anche una funzione regolamentativa di un equilibrio naturale.

Il vero cacciatore è un profondo conoscitore della natura, un segugio in sintonia  con i propri mezzi ed il proprio  cane, che ha pieno rispetto della natura, perché ne conosce i limiti, le criticità e sa benissimo quale può essere il confine della sua azione.

La caccia è una fine attività, di ricerca, studio, entusiasmo e di piena simbiosi appunto con gli elementi  naturali.

Cosa c’è di meglio di una passeggiata in mezzo al verde  in cerca di una sfida appassionante e di continuo apprendimento dei segni che la natura stessa ci lascia?

Per questo non accetto i toni da scomunica politica utilizzati dai rappresentanti dei cacciatori nei confronti miei e deli mio partito.

Non li accetto perché  una associazione di cacciatori, se sono “veri” cacciatori, non può lasciarsi andare alla  rabbia irrazionale, il vero cacciatore mantiene sempre la calma e si muove con circospezione sul territorio. I toni del comunicato sembrano piuttosto quelli del “bracconaggio” per di più bracconaggio politico di chi oramai non ha più armi ed argomenti e anziché rassegnarsi al proprio declino politico si maschera  dietro  ad un attacco feroce verso il  “presunto” nemico della caccia, per dare un “morso letale ” al nemico politico.

Risulta infatti quantomeno singolare una missiva di 4 facciate, piena di invettive inviata ai propri iscritti per individuare come prede Sinistra Unita e le Associazioni che si sono mosse contro la caccia la cinghiale.

Il fatto Che una presidenza di una associazione richieda un embargo politico ai presunti nemici della caccia lascia quantomeno molti dubbi sulla “lealtà” di cacciatori nei confronti delle proprie prede.

Singolare perché i cacciatori in fondo hanno vinto, ed i “veri” cacciatori non massacrano le loro prede.

Singolare perché risalta di fronte al silenzio della associazione stessa di fronte all’aumento considerevole della tassa di licenza posta in essere dai loro paladini politici nonché sterminatori di quel territorio alveo naturale per lo sport del cacciatore.

Singolare perché  i  “veri” cacciatori dovrebbero avere il senso della misura e del rispetto della natura e stranamente i loro rappresentanti sono sempre stati silenti di fronte alla cementificazione del territorio che gli sottraeva spazi vitali e prede per l’esercizio della loro attività

Mi chiedo a cosa sia dovuto il loro silenzio di fronte a fatti ben più gravi rispetto  una legittima opinione , tra l’altro minoritaria,  espressa nelle sedi istituzionali riguardante l’assurdità di battute al cinghiale all’interno di San Marino notoriamente fortemente antropizzato.

Con il loro attacco  questi “rappresentanti” dei cacciatori si sono dimostrati dei “cacciatori” non leali.

Forse  si sono accontentati di qualche cene a spese dello Stato che gli hanno offerto gli stessi responsabili della deturpazione della loro natura , di  5 Dipendenti pubblici a loro disposizione per adempiere ai loro desiderata, e di  una ripopolazione di prede non proprio degne di “veri” cacciatori  sempre a carico dello Stato.

Chiedo pertanto ai dirigenti della federazione caccia un maggior rispetto verso le opinioni legittime  mie e del mio partito e delle associazioni ambientaliste e a tutti i veri cacciatori di riflettere sui doveri che la caccia comporta al fine di non trasformare la diversità di opinioni in insulti ma in ricchezza per trovare un equilibrio che possa giovare ai cacciatori e ai difensori degli animali anche ricordando che i cinghiali non solo non hanno la parola, ma non possono nemmeno votare.

Alessandro Rossi

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