
L’Italia sta correndo il serio rischio di farsi sfuggire i fondi europei tanto proclamati nei mesi scorsi. “È un momento storico per l’Europa e per l’Italia. Grazie all’accordo raggiunto possiamo ripartire con forza“, aveva annunciato quasi commosso il premier Giuseppe Conte. Peccato però che al momento sia stato fatto poco o nulla. Il primo campanello d’allarme è scattato la scorsa settimana, quando gli altri Paesi hanno iniziato a depositare i loro piani negli uffici della Commissione. E i nostri? L’impressione è che il governo sia in ritardo. Non a caso da Bruxelles cresce sempre più la sfiducia, anche perché per noi sono stati previsti ben 209 miliardi di euro (127 di prestiti e 81 a fondo perduto). Dall’Ue ci guardano con sospetto: i passi in avanti fatti dall’esecutivo giallorosso sono stati davvero pochi. Va sottolineato che il tutto dovrà essere presentato entro la prima metà di gennaio 2021, ma a disposizione vi sono non più di 45 giorni se si considera la pausa natalizia.
La lotta tra i ministri
A rallentare l’azione dei giallorossi è la lotta che si è creata tra i vari ministri, che puntano a intestarsi una maggiore quota di fondi piuttosto che lavorare per organizzare i progetti. Che comunque devono avere il via libera della Commissione. C’è chi denuncia una scarsa collaborazione tra il dicastero degli Affari europei e quello dell’Economia che – stando a quanto riporta La Repubblica – sono “poco propensi a cedere quote di competenze e quindi di potere“. Ecco perché dall’Europa montano sempre di più le preoccupazioni. Il ritardo dei giallorossi potrebbe far slittare i finanziamente a nostra disposizione.
I tempi non sono affatto brevi: il 10% di anticipo (corrispondente a circa 20 miliardi) sarà stanziato dopo l’ok europeo, ma l’esame richiede qualche mese. Il pericolo è che i primi soldi possano arrivare addirittura alla fine del prossimo anno. Quasi all’inizio del 2022. Da qui torna il pressing a favore del Mes, visto che l’Italia potrebbe rimanere senza fondi. Così Conte finirà nuovamente al centro di infinite battaglie all’interno della sua maggioranza: da una parte il Partito democratico e Italia viva continuano a spingere per ricorrere al Meccanismo europeo di stabilità; dall’altra il Movimento 5 Stelle si barrica nel veto. Anche se nelle scorse settimane non sono mancati segnali di apertura.
Lo stesso presidente del Consiglio circa un mese fa aveva provato a chiudere il discorso relativo al fondo salva-Stati: “Il Mes non è una panacea. I soldi del Mes sono prestiti, non possono finanziare spese aggiuntive, si possono coprire spese già fatte in cambio di un risparmio d’interessi. Va a incrementare il debito e quindi va coperto“. Aveva provato a prendere una posizione chiara verso il no. Tuttavia il contesto di ottobre era completamente diverso da quello attuale. Conte ora deve sbrigarsi a inviare i piani e a incassare il prima possibile i fondi di cui l’Italia necessita urgentemente, altrimenti i fondi per il nostro Paese potrebbero giungere con un disastroso ritardo.
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