M5s, Toninelli e Giulia Grillo già si sfilano dopo il diktat

Tra la rassegnazione e l’incredulità, i sessantasei parlamentari del M5s alla seconda legislatura sfogliano preoccupati la margherita delle opzioni che hanno davanti. Sono i precari del Parlamento, in tilt da quando il Garante Beppe Grillo ha fatto filtrare di nuovo la sua inamovibilità sullo stop al terzo mandato. No ai politici di professione, dunque. Grillo punta alla rotazione delle candidature. Così, chi è stato per due volte al Senato o alla Camera potrà ricandidarsi solo alle regionali, alle comunali e al Parlamento Europeo. E c’è chi mette le mani avanti, come l’ex ministro della Salute e medico Giulia Grillo, che a Repubblica dice: «Rinuncio al terzo mandato, rimetterò il camice». In realtà si mormora che la Grillo sia stufa della politica e «non sopporta Conte» a tal punto da volersi lasciare alle spalle le aule parlamentari. Anche l’ex ministro Danilo Toninelli ha fatto sapere di non aspirare al tris. Gli altri tacciono. Un deputato al secondo mandato racconta al Giornale le sue perplessità: «Con questi numeri è impossibile farsi eleggere in Europa, molto difficile in regione, io punto ad aprire un chiringuito a Barcellona». I quasi settanta precari del grillismo non sperano nel terzo mandato a Bruxelles, anche perché si voterà nel 2024 e vorrebbe dire stare senza seggio per un anno e qualche mese, dato che le politiche ci saranno a marzo 2023.

Sono tanti i big a rischio. Luigi Di Maio e Alfonso Bonafede, Paola Taverna e Vito Crimi, Riccardo Fraccaro e Laura Castelli, Davide Crippa e Roberto Fico. Per questo motivo in pochi credono a una tagliola indiscriminata. I vertici hanno ricominciato a parlare di deroghe ad hoc per i «meritevoli», da far scegliere agli iscritti con una specie di concorso a premi. In ogni caso, le eccezioni saranno poche, dieci al massimo. Conte è costretto a mediare, perché tra i potenziali incandidabili non mancano i parlamentari a lui vicini, come Taverna e Crimi. Intanto il M5s ha varato un nuovo logo civico, Territori in Movimento, da utilizzare alle elezioni provinciali di Napoli del 13 marzo per dribblare eventuali problemi legali. Inoltre, molti gruppi in diverse regioni iniziano a chiedere un logo differente da quello storico. «Dopo le ultime vicende giudiziarie è logoro», dicono fonti M5s. E il 1 marzo al Tribunale partenopeo ci sarà l’udienza sull’istanza di revoca della sospensione dello Statuto presentata dagli avvocati di Conte.


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