Morte Ramy: contestato l’omicidio stradale all’amico e al carabiniere

La vicenda relativa alla morte di Ramy Elgaml, il 19enne deceduto il 24 novembre 2024 durante un inseguimento con i carabinieri, continua a suscitare attenzione giudiziaria e mediatica. La Procura di Milano ha recentemente completato le indagini, confermando le accuse di omicidio stradale sia nei confronti di Fares Bouzidi, l’amico e conducente dello scooter, sia del vicebrigadiere dei carabinieri al volante dell’auto coinvolta nell’incidente fatale.

Aggiornamenti sulle indagini e imputazioni sulla morte di Ramy

L’inchiesta prosegue con due filoni distinti: il primo riguarda l’omicidio stradale contestato a Bouzidi, 22 anni, e al militare che guidava l’ultima delle tre vetture impegnate nell’inseguimento di circa otto chilometri. Il secondo filone coinvolge altri due carabinieri accusati di depistaggio e favoreggiamento per aver fatto cancellare un video chiave da un testimone, che avrebbe ripreso gli attimi precedenti alla caduta dello scooter.

Processo e condanne per Fares Bouzidi

Lo scorso giugno, il giudice per l’udienza preliminare di Milano ha condannato Fares Bouzidi a due anni e otto mesi di reclusione per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, una sentenza che la difesa intende impugnare ritenendola eccessivamente severa. Contestualmente, Bouzidi è imputato con rito ordinario per omicidio stradale, e l’udienza preliminare è prevista dopo l’estate. Nel frattempo, è stata confermata la scelta del rito abbreviato per il procedimento relativo alla resistenza.

L’incidente è avvenuto all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta, quando lo scooter guidato da Bouzidi ha perso il controllo dopo essere stato tallonato dall’ultima auto dei carabinieri. Ramy Elgaml è stato sbalzato e ha riportato ferite mortali. Secondo le ricostruzioni, Bouzidi si trovava alla guida senza patente e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e non si era fermato all’alt dei carabinieri, dando inizio a un inseguimento caratterizzato da manovre pericolose e altissima velocità.

Controversie e manifestazioni

Le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza e dalla dashcam di una delle vetture dei carabinieri mostrano la tensione degli attimi finali, con commenti espliciti degli agenti che hanno suscitato polemiche e dure critiche da parte della cittadinanza e dei familiari di Ramy. Dopo la diffusione dei video, in diverse città italiane si sono svolte manifestazioni che hanno chiesto “verità e giustizia”, accompagnate da episodi di scontri con le forze dell’ordine.

La famiglia di Ramy sostiene che si sia trattato di uno speronamento volontario da parte della vettura dei carabinieri, mentre la difesa degli agenti nega questa ipotesi, sostenendo che la morte sia stata causata dalla perdita di controllo dello scooter. L’episodio ha acceso un intenso dibattito sulla gestione degli inseguimenti da parte delle forze dell’ordine, con interventi ufficiali da parte del governo e rappresentanti dell’Arma.

Alanews