L’oriolo o la liscia come molti lo chiamavano, è stato per i giovani sammarinesi, e non solo, della ne degli anni ’50 uno dei maggiori divertimenti del lungo inverno che in quei tempi si viveva a San Marino. Una pista di ghiaccio, larga quanto una scaranina, la tipica slitta tutta sammarinese, scendeva da Piazza Titano sino al Crocefisso fra due montagne di neve. Veniva preparata, per lo più nel mese di gennaio-febbraio con grande cura dai scalpellini, che nell’inverno non esercitavano il loro lavoro, dopo un’abbondante nevicata e quando le temperature restavano sotto lo zero per intere settimane. Si scendeva a grande velocità o singolarmente o in coppia o in gruppo che formava il così detto carrozzone, talvolta composto anche da più di dieci persone. I più coraggiosi invece di scendere seduti, univano due scaranine e si stendevano di “pancetta” rischiando non poco in caso di uscita dalla pista per l’alta velocità che raggiungeva il suo massimo davanti all’ara dei Volontari per poi ridursi fino ad azzerarsi davanti al “ macello” da dove si risaliva di nuovo a piedi per raggiungere il punto di partenza e così poter effettuare un’altra discesa. E così fino a tarda notte, se la stanchezza non sopraggiungeva prima. L’oriolo, costantemente curato e riparato, veniva utilizzato dopo il tramonto quando la bassa temperatura rendeva il ghiaccio più solido. La sua durata era condizionata dall’arrivo del temutissimo vento di “corinna” , un vento caldo che, con grande disappunto dei costruttori e con grande dispiacere dei bambini, poteva scioglierlo e renderlo inutilizzabile in una sola giornata. L’oriolo, che qualcuno chiamava anche oriuolo, purtroppo dal 1960 non è stato più costruito rimanendo nei ricordi di tantissimi sammarinesi che hanno avuto la fortuna di provare l’ebrezza di quelle discese.
Foto e testo di Paolo Forcellini