SVEGLIAMI A MEZZANOTTE, il nuovo documentario di Francesco Patierno, liberamente tratto dal libro omonimo di Fuani Marino edito da Giulio Einaudi, è un lavoro per certi versi straordinario che racconta un suicidio in diretta, o meglio, il racconto in prima persona della stessa Fuani Marino di come sia sopravvissuta a se stessa sette anni fa. Scritto insieme a Fuani Marino, il docu di Patierno, in concorso al Torino Film Festival, racconta appunto la storia della lunga depressione di questa donna, tratta dalle sue stesse pagine, fino a quel pomeriggio caldo di luglio in cui si getta dal quarto piano di una palazzina e si schianta al suolo. Marino però sopravvive. Da qui una lunga riabilitazione fatta di dolori, operazioni e cicatrici, il tutto documentato da filmati amatoriali. Molto belli gli intermezzi, spesso surreali, tratti dagli archivi di Cinecittà che accompagnano SVEGLIAMI A MEZZANOTTE. “Sì questo film, come d’altronde il libro, è per certi versi un atto politico – dice Marino all’ANSA -. Ed è anche la rivendicazione molto grave di quanto sia taciuta, occultata, la salute mentale, un modo di condividere la solitudine di chi vive la depressione”. Spiega invece Patierno: “Io penso che il film possa essere utile a molte persone e che sia una specie di test per capire in che grado ci sia il disagio. Certo è un malessere che in qualche modo accomuna qualsiasi persona. Quello che fa la differenza – continua il regista napoletano – è il punto di equilibrio tra i demoni interiori e i momenti di sollievo. È la domanda che si fa la stessa Fuani prima del suo gesto estremo. Proprio per questo credo che una persona che viva in bilico tra depressione e momenti più tranquilli può solo trarre beneficio dalla lettura del libro come dal film”. Come Francesco Patierno è arrivato a fare SVEGLIAMI A MEZZANOTTE? “Avevo letto il libro e sono rimasto molto colpito dall’argomento e da come era scritto. Non ho però pensato di poter fare qualcosa, perché immaginavo che già altri si erano messi su questa strada. Poi è arrivata la proposta di Fuani che mi ha coinvolto in questo progetto, una proposta che ho subito accettato. Per farlo, ho scelto un linguaggio visivo composto da un mix di immagini di diversa origine e formato con un taglio narrativo prettamente cinematografico. Il materiale di partenza era straordinario: decine di foto, filmati e agende private dell’autrice e soprattutto una grande disponibilità da parte di Fuani nel raccontarmi tante cose che nel libro non erano state dette”. Il film è prodotto da Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Cinema e distribuito da Luce Cinecittà.
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