Ravenna, il rimpatrio di Alessandro Coatti dalla Colombia è ancora in sospeso: attese le conferme dal test del DNA

Il ritorno in Italia del corpo di Alessandro Coatti, il biologo italiano brutalmente ucciso e smembrato in Colombia, è ancora lontano. A più di una settimana dal ritrovamento dei resti, le operazioni di riconoscimento e autorizzazione al rimpatrio procedono a rilento.

Le autorità colombiane stanno conducendo complesse analisi forensi, necessarie per confermare ufficialmente l’identità della vittima e verificare che tutti i resti ritrovati in diversi punti della zona di Santa Marta appartengano alla stessa persona. Secondo fonti investigative locali, è indispensabile il test del DNA su ogni segmento del corpo, smembrato e disseminato in più luoghi, per ottenere il nullaosta definitivo.

Il caso ha colpito profondamente l’opinione pubblica italiana, sia per la ferocia del delitto che per l’angoscia vissuta dalla famiglia, in attesa del rientro del loro caro. Coatti, 38 anni, era originario del Ferrarese ed era noto per il suo lavoro in ambito biologico. Le autorità italiane seguono l’evoluzione dell’inchiesta attraverso l’ambasciata a Bogotá, mantenendo un costante contatto con la magistratura colombiana.

Ad oggi, tuttavia, non esiste una tempistica precisa per il rimpatrio, né risulta ancora chiaro il contesto in cui l’uomo sia stato assassinato. L’indagine prosegue, ma il quadro resta frammentario, in attesa di riscontri ufficiali.

Nel frattempo, cresce l’apprensione anche nelle comunità italiane all’estero, dove il caso viene seguito con estrema attenzione, diventando simbolo della vulnerabilità di chi vive o lavora lontano dal proprio Paese.