Durante l’udienza del processo di primo grado che vede imputato Giampiero Gualandi, ex comandante della polizia locale di Anzola dell’Emilia, per l’omicidio della sua ex collega e compagna Sofia Stefani, 33 anni, si sono registrati momenti di forte tensione.
Il maresciallo Matteo Filippone ha letto in aula numerosi messaggi privati tra i due, rivelando una relazione intensa e complicata, caratterizzata da scambi spesso espliciti e da una dinamica emotiva instabile. Di fronte a queste rivelazioni, il difensore di Gualandi, Claudio Benenati, ha chiesto di interrompere la lettura, ma la procuratrice aggiunta Lucia Russo ha insistito affinché venissero proseguiti gli accertamenti, sottolineando l’importanza di comprendere appieno il contesto che ha preceduto la tragedia. Anche il legale della famiglia Stefani ha condiviso la necessità che i giudici siano messi a conoscenza delle sfumature di un rapporto definito complesso, pur ammettendo che alcuni contenuti risultino dolorosi da ascoltare.
Le chat analizzate coprono un arco temporale che va da gennaio 2023 a maggio 2024 e comprendono oltre 16.850 messaggi scambiati su diverse piattaforme digitali. Tra le parole più ricorrenti emergono “tensione” e “pressione”, a indicare un legame segnato da momenti di calma alternati a forti conflitti.
Il maresciallo Filippone ha inoltre precisato che, contrariamente a quanto sostenuto da Gualandi, la relazione non si era interrotta il 16 maggio 2024, giorno della morte di Stefani, ma era ancora in corso. Sempre in quei giorni, la moglie di Gualandi avrebbe scoperto il legame clandestino, scatenando ulteriori tensioni.
Il pubblico ministero ha riferito di episodi di violenza reciproca tra i due, smentendo la versione difensiva secondo cui il colpo fatale sarebbe partito accidentalmente durante una colluttazione. Ulteriori elementi raccolti indicano che Gualandi avrebbe portato l’arma d’ordinanza in ufficio l’8 e il 16 maggio con la scusa di pulirla, ma questa circostanza non trova riscontro nelle testimonianze dei colleghi né nelle verifiche effettuate online. Prima dell’omicidio, inoltre, l’imputato avrebbe cancellato la chat con Stefani, tentativo di occultare tracce del rapporto.
L’intera documentazione verrà esaminata approfonditamente prima della sentenza, mentre la versione del imputato continua a essere contestata dagli investigatori, che ritengono la relazione tutt’altro che conclusa e il racconto dell’uomo poco credibile.