
Disfunzioni, spiegano gli avvocati, con ricadute paesanti sia “su chi attende di scontare la condanna subita o di chi già la scontando in carcere ed è in attesa di poter essere ammesso a regimi alternativi (come l’esecuzione della pena presso il proprio domicilio in caso di pene detentive brevi) o a benefici previsti dalla legge come la liberazione anticipata ed i permessi, anche per motivi famigliari“.
Il caso recente citato dai penalisti riminesi è quello di un detenuto ai Casetti che aveva chiesto di far visita alla madre morente e che ha ottenuto il permesso quando lei era già deceduta.
La scelta è stata quella di non astenersi solo dai procedimenti davanti al Tribunale di Sorveglianza “non potendo la protesta costituire un ulteriore motivo di ritardo nella celebrazione e definizione di procedimenti avanti detto Tribunale“.
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