A distanza di mesi dal brutale assassinio di Pierina Paganelli, la 78enne uccisa a coltellate nel garage del suo condominio la sera del 3 ottobre 2023, le indagini hanno imboccato una svolta decisiva. Come noto, il Tribunale del Riesame di Bologna, nella giornata del 18 aprile 2025, ha confermato la misura di custodia cautelare in carcere per Louis Dassilva, 35 anni, unico indagato per l’omicidio.
La decisione del collegio giudicante è maturata dopo un’udienza fiume durata circa sette ore, durante la quale l’uomo, di origine capoverdiana, ha rilasciato dichiarazioni spontanee proclamandosi estraneo ai fatti. Tuttavia, il quadro accusatorio si è ulteriormente aggravato nelle ultime settimane, grazie all’emergere di nuovi elementi ritenuti determinanti.
Al centro dell’inchiesta c’è una testimonianza ritenuta credibile dagli inquirenti: quella di Manuela Bianchi, nuora della vittima ed ex amante dello stesso Dassilva. La donna, sentita nel corso di un incidente probatorio, ha riferito di aver incontrato l’indagato poche ore dopo il delitto, nel seminterrato del condominio dove è avvenuto l’omicidio. Secondo quanto emerso, Dassilva le avrebbe fatto riferimento alla presenza del corpo e le avrebbe suggerito atteggiamenti da tenere nei giorni successivi. Una ricostruzione che ha trovato riscontri in altri elementi investigativi.
Ulteriori indizi a carico dell’indagato arrivano da una perizia fonica, che avrebbe attribuito a lui una voce maschile registrata da una telecamera di videosorveglianza nelle fasi immediatamente precedenti e successive all’aggressione. A questo si aggiunge un’intercettazione ambientale nella quale la moglie di Dassilva, inizialmente al suo fianco, sembra manifestare dubbi sulla presenza del marito a casa nell’orario in cui si è consumato l’omicidio.
Nonostante la caduta di una delle prove iniziali — il filmato della cosiddetta “cam3”, rivelatosi inutilizzabile ai fini identificativi — il complesso di evidenze raccolte finora ha convinto sia il Gip di Rimini che il Riesame della fondatezza degli indizi a carico di Dassilva. Secondo gli inquirenti, la ricostruzione della dinamica e le dichiarazioni incrociate avvalorano l’ipotesi di una responsabilità diretta nell’aggressione.
La difesa ha già annunciato ricorso in Cassazione, ma il clima attorno all’indagine resta teso. Gli inquirenti stanno ancora cercando di ricostruire in modo definitivo quanto accaduto e di rintracciare l’arma del delitto, mai ritrovata. Intanto, la comunità riminese continua a chiedere verità e giustizia per una vicenda che ha sconvolto il tessuto sociale della città e colpito l’opinione pubblica nazionale.