Rimini, omicidio Pierina Paganelli: spunta l’ipotesi di un finto stupro inscenato per depistare. Prende corpo la possibilità di un complice

Le indagini sull’omicidio di Pierina Paganelli si avviano verso una nuova fase, segnata da un’ipotesi inquietante: Louis Dassilva potrebbe non aver agito da solo. Secondo quanto emerge da ambienti giudiziari, gli investigatori stanno concentrando l’attenzione sulle ore immediatamente successive al delitto, sospettando che un’altra persona abbia contribuito a ripulire la scena del crimine e a costruire un depistaggio.

L’ipotesi, ancora al vaglio della procura, è che sulla vittima sia stato inscenato un finto stupro, nel tentativo di sviare le indagini verso un movente sessuale. Un’operazione lucida, portata avanti – si ipotizza – da chi avrebbe avuto conoscenza delle modalità investigative e dei tempi di intervento.

Intanto gli inquirenti stringono il cerchio attorno al principale indagato, Dassilva, accusato di omicidio volontario. Al suo fianco, formalmente, resta iscritta nel registro degli indagati solo Manuela Bianchi, con l’accusa di favoreggiamento personale. Nessun altro, al momento, è stato coinvolto formalmente, ma l’attenzione degli investigatori si sta orientando verso un possibile secondo volto ancora nell’ombra.

L’avvocato Riario Fabbri, che assiste Dassilva insieme al collega Andrea Guidi, ha ribadito la convinzione che il proprio assistito sia estraneo al delitto. Durante una recente visita in ospedale, Fabbri ha confermato che le condizioni fisiche di Dassilva sono in netto miglioramento e che il suo ritorno in carcere potrebbe avvenire entro pochi giorni. Il legale ha descritto il suo umore come provato, ma determinato a “non mollare” e a portare avanti quella che definisce una battaglia per la verità.

Secondo fonti vicine all’indagine, l’avviso di conclusione delle indagini potrebbe essere notificato già entro la prossima settimana, aprendo formalmente la strada verso il rinvio a giudizio. Ma le nuove piste, e soprattutto l’ipotesi del complice, rischiano di imprimere una svolta inattesa all’intero impianto accusatorio.