L’80enne Filippo Maini è stato giudicato colpevole di omicidio volontario della moglie, Luisa Bernardini, 77 anni, affetta da demenza senile, in un procedimento che ha sollevato questioni anche sui temi del fine vita. La sentenza della Corte d’Assise ha respinto la tesi difensiva che descriveva l’atto come un “gesto d’amore” e non ha riqualificato il reato, come richiesto dalla difesa.
Maini, ex infermiere, aveva sostenuto di aver agito per compassione, lasciando un biglietto nel quale spiegava di aver deciso di mettere fine alle sofferenze della consorte. La difesa aveva anche sostenuto che Bernardini avrebbe chiesto direttamente al marito di aiutarla a morire, portando avanti l’ipotesi di un “omicidio del consenziente”. Per questa motivazione, l’avvocato Alessandro Sarti aveva chiesto una pena di 4 anni con sospensione condizionale.
L’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, aveva invece richiesto una condanna a 21 anni, sottolineando che la donna non sarebbe stata in grado di esprimere un consenso consapevole a causa della grave malattia. La procura aveva invece evidenziato che l’atto di Maini si configurava come un gesto egoistico, dettato dalla difficoltà di vedere la moglie in quello stato.
Il caso si era verificato nel giugno 2020, poco dopo la fine del lockdown, nell’abitazione della coppia in via Coletti. La badante aveva trovato Maini in fin di vita e Bernardini già deceduta. Sulla scena erano stati trovati un biglietto e medicinali, e l’uomo aveva subito subito un intervento di salvataggio.
Il giudice ha condannato Maini a 14 anni di reclusione, respingendo le richieste di riqualificazione del reato e riconoscendo alcune attenuanti. L’avvocato di Maini ha annunciato che presenterà appello non appena riceverà le motivazioni della sentenza.