Non è un semplice incrocio stradale. È un punto esatto sulla mappa dove la memoria incontra la musica, e la città rende omaggio a una delle sue figure più audaci e rivoluzionarie. Da venerdì 27 giugno, Rimini avrà una rotonda intitolata a Gilberto Amati, il visionario che nel 1967 fondò L’Altro Mondo, destinato a diventare uno dei templi del divertimento europeo.
La cerimonia ufficiale si terrà alle ore 18, alla presenza del Sindaco Jamil Sadegholvaad e dell’Assessore alla toponomastica Francesco Bragagni, presso la nuova rotatoria situata tra via Losanna e via Costantinopoli, a pochi passi dalla leggendaria discoteca.
Un tributo concreto a un giovane imprenditore che, tra gli anni Sessanta e Settanta, riscrisse le regole dell’intrattenimento. Classe 1943, Amati trasformò un’intuizione in un’icona: luci avveniristiche, arredi fuori dal tempo, ospiti internazionali e una direzione artistica che osava, sperimentava, anticipava. Nel dicembre 1967, la consacrazione televisiva: la RAI trasmise in eurovisione il veglione di Capodanno da L’Altro Mondo, rubando la scena alla blasonata “Bussola” di Marina di Pietrasanta. Sul palco, artisti del calibro di Milva, Ronnie Jones, Little Tony e altri, diretti dalle luci del celebre Elio Pasquini.
Lucio Battisti, amico personale di Gilberto, fu tra gli habitué del locale. Nonostante la nota riluttanza alle esibizioni dal vivo, si esibì più volte all’Altromondo con la Formula Tre, mosso dall’affetto per il fondatore.
Amati portò a Rimini nomi come Julie Driscoll, The Troggs, The Equals, Edoardo Bennato, Maurizio Arcieri, Le Orme, trasformando la città in una vetrina musicale internazionale, ben prima dell’era dei festival.
Ma la corsa si interruppe troppo presto: il 20 gennaio 1972, Gilberto Amati morì in un tragico incidente stradale. Aveva appena 28 anni.
“La rotonda a lui dedicata – affermano il sindaco Sadegholvaad e l’assessore Bragagni – è un riconoscimento a un uomo che ha saputo anticipare i tempi, trasformando Rimini in una capitale della musica giovane. Dopo la rotonda per Lucio Battisti, proseguiamo il cammino di valorizzazione delle radici culturali della città”.
Oggi, quel nome su un cartello stradale è molto più che toponomastica. È memoria viva, impressa nel paesaggio urbano. Perché ogni città ha i suoi eroi silenziosi. E Rimini, con Gilberto Amati, ne ha avuto uno che faceva ballare il futuro.