Compie sessant’anni e va in pensione il numero uno dei vitelloni della Riviera e del Belpaese.
La tedesca Bild le ha dedicato un’intera pagina.
«Tutta promozione per la Riviera. Penso di averne fatta molta più io che cento agenzie», sorride Maurizio Zanfanti, in arte Zanza, re delle disco e dei playboy romagnoli e italici.
Dopo una vita dedicata a far felici le signore, riuscirà a andare in pensione?
«Sono convinto, ormai quello che dovevo fare l’ho fatto, ho dato molto».
A dirla tutta, lei da qualche anno giura che smette, poi ci ricasca…
«No, ho ormai abdicato. Sono nato nel 1955, sa cosa vuol dire?».
Dica lei.
«Che quest’anno compio 60 anni».
Sembra in piena forma, dalla chioma bionda al fisico asciutto. Fa molta palestra?
«Mai entrato in una palestra. Ma ho fatto moltissima ginnastica sui letti» (ride).
Si parla di 200 ragazze a stagione, ai tempi d’oro. È vero?
«Certe estati è successo».
L’agenzia che portava le nordiche a Rimini si chiamava “‘Club 33”: perchè?
«Semplice: reclutavano esclusivamente turisti sotto i 33 anni».
Restando in tema, lei a fine estate ‘88, all’età di 33 anni, ammise un calo.
«Sì, un’estate di magra. Solo 120 donne, contro le 150 dell’estate precedente. C’era la psicosi dell’Aids che raffreddava un po’ la passione. Poi è passata».
Ma è vera anche la storia del doppio turno serale, o triplo?
«Confermo. E poi…»
Dica.
«Mentre in estate facevo il direttore artistico – buttadentro, nei mesi invernali giravo il Nord Europa per stringere contratti per la stagione successiva».
E andava a visitare le sue belle.
«Sì, erano visite molto gradite».
Tra le leggende, quella di un riminese che d’inverno va in Svezia per una conquista estiva, e sul comodino trova la foto di Zanza…
«Questa non la sapevo».
Quella dell’inviata di un magazine francese, giunta per intervistarla, con la quale finisce in gloria?
«E lei poi scrive tutti i dettagli, o quasi, nel reportage? Verissimo».
Ma è vero che ha sedotto 6.000 donne?
«Sinceramente ho perso il conto, ma ci può stare, considerando 35 anni di lavoro nei disco pub, dal Blow Upallo Chic a Rimini, poi il Garage a Cortina dove ancora arrivavano le scandinave quando in Romagna erano ormai “estinte”».
Quando ha iniziato a fare il buttadentro?
«Nel 1972, avevo solo 17 anni, al mitico Blow Up di Lanzetti».
Poi un crescendo rossiniano. Le mancano quei temi?
«Sì certo, ma sono irripetibili. Anzitutto perché ho una compagna. Poi perché la Rimini di oggi è molto diversa. Eravamo un paradiso, abbiamo perso molto, giochiamo in difesa, le straniere sono pochissime».
Cosa fa ora per vivere?
«Da sei estati gestisco il bar Brigantino»
Riceve visite di sue ex fiamme?
«Tantissime, oggi sposate, e anche delle loro figlie che vogliono vedermi. Solo vedermi, lo scriva».
Mario Gradara, Il Resto del Carlino