Roberto Galullo – Il Sole 24 ore – la rogatoria respinta di Emiliani

La Consulta di San Marino boccia le procedure italiane
Azzerate le rogatorie della procura di Forlì sul caso Delta
La Giustizia sammarinese blinda il segreto bancario e sgambetta quella italiana che sta indagando su ipotesi di riciclaggio, abusivismo bancario e finanziario, evasione fiscale, appropriazione indebita e ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza.
Il 9 dicembre il giudice per la terza istanza penale della Repubblica di San Marino, Lamberto Emiliani, ha riavvolto il nastro della rogatoria presentata il 10 agosto 2009 dalla Procura di Forli titolare dell’inchiesta Varano, che ai primi di maggio ha portato all’arresto dei vertici della Cassa di Risparmio di San Marino e del gruppo italiano Delta, proprio con l’accusa che la prima (banca extracomunitaria) controllasse illecitamente il secondo. La terza istanza penale della Repubblica, nella sentenza sul caso Asset, si era espressa in maniera sostanzialmente opposta, affermando che non toccava a San Marino sindacare le tecniche di indagine delle procure italiane.
I pm forlivesi Fabio Di Vizio e Marco Forte hanno incassato un colpo destinato a rendere di fatto inutile la richiesta, nonostante il Commissario della legge sammarinese, Rita Vannucci, il 21 ottobre l’avesse ammessa.
Al via libera del Commissario si è opposto il Procuratore del Fisco sammarinese, Roberto Cesarini, che si è rivolto alla ‘Consulta’ sammarinese.
Quest’ultima – con una sentenza articolata in 24 pagine -si è esercitata in un esercizio di equilibrismo sul filo del diritto sammarinese. Ha dapprima respinto la seconda articolazione della richiesta di rogatoria, per la quale la Procura di Forlì avrebbe potuto direttamente ascoltare, in regime di segretezza, persone informate dei fatti. Il giudice per la terza istanza ha però concluso che la procedura eluderebbe garanzie individuali ineludibili, attuando un procedimento probatorio improprio, e sarebbe contraria a diritti di difesa riconosciuti da principi fondamentali dell’ordinamento sammarinese e garantiti da norme costituzionali e da leggi ordinarie.
Dopo aver sconfessato il Commissario Vannucci, che aveva autorizzato la procedura per tutte le ipotesi di reato riconoscendo per la prima volta la punibilità dei reati in ambo i Paesi, il giudice per la terza istanza è andato oltre, invitando Vannucci a concordare con i pm forlivesi l’eventuale ritorno alla prima procedura di rogatoria, sospesa per esperire la seconda, poi bocciata.
Qui la sentenza compie un capolavoro. In prima battuta infatti la Procura italiana aveva chiesto assistenza giudiziaria a San Marino per acquisire in copia tutta la documentazione necessaria. Per il diritto sammarinese, però, l’acquisizione di documentazione bancaria equivale a un sequestro e dunque obbliga non solo a fornire agli indagati (prima che ai Pm) la notizia, ma anche la presa visione degli atti richiesti. Di fronte a questa procedura i Pm avevano risposto duramente: ‘Sussiste esigenza di assoluta riservatezza con riferimento a tutti i dati per i quali sono state domandate acquisizioni documentali nell’ambito della richiesta di assistenza giudiziaria, esigenza allo stalo ostativa rispetto alla ostensibilità di essa (nelle sue diverse articolazioni) agli interessati ad eventuali reclami’. Motivo per il quale questa prima modalità di rogatoria era stata sospesa e la Procura di Forlì, sperando in un miglior esito, aveva avviato la proposta di interrogare teste e indagati.
Il cerchio – dunque – non può chiudersi, in quanto la Procura non ha alcun interesse a chiedere atti che sarebbero mostrati innanzitutto agli indagati e a tutti coloro che potrebbero entrare successivamente nell’inchiesta, come a esempio i mafiosi e i prestanome delle mafie ai quali la Procura di Forlì sta dando la caccia. A maggior ragione dopo che – con una nota riservata inviata il 28 ottobre alla Procura nazionale antimafia – il Procuratore Piero Grasso è stato informato che un numero enorme di flussi finanziari sarebbe riconducibile a persone legate direttamente o indirettamente alla camorra campana e alla ‘ndrangheta calabrese. Del resto la stessa rogatoria era stata spedita a San Marino d’intesa con la Procura antimafia che, alla luce degli ultimi sviluppi, non riesce a trattenere la rabbia per una decisione che di fatto rende inutili i passi di collaborazione fatti verso San Marino.

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