Tutta la provincia di Rimini, la costa adriatica di Ferrara (4 comuni), alcune località che si affacciano sul Po in provincia di Modena (2 comuni) e poi Piacenza e i 12 suoi comuni sono le aree dove si concentra la zanzara tigre in regione. E’ la cosiddetta “zona rossa”, ma subito a ridosso di queste aree più infestate c’è una larga seconda fascia “marrone” che include Forlì, Cesena, Ravenna e tutte le aree pianeggianti delle loro province (escluse le zone di Lugo e Faenza)
Le città con minor concentrazione del fastidioso insetto sarebbero invece Bologna e, inaspettatamente, Ferrara, che resta un’ “isola felice” rispetto alla sua provincia. E’ il risultato di uno studio stilato dalla Regione, sulla base dei dati forniti dalle cosiddette ovi-trappole (dove si registrano le concentrazioni di uova), relativo alla campagna anti-zanzara del 2008.
Lo studio scorpora poi l’area geografica della Romagna da quella dell’Emilia, rilevando come in Romagna il problema della zanzara tigre sia più accentuato soprattutto a inizio della stagione calda, per poi allinearsi ai valori emiliani in piena estate. Le Ausl regionali hanno speso l’anno scorso 7,6 milioni di euro con una spesa media pro-capite di 1,92 euro: le oscillazioni sono piuttosto ampie, con un minimo di 1,10 euro a Forlì e 4,62 euro a Rimini.
L’Ausl che ha speso di più è Rimini con 1,3 milioni di euro, segue Bologna 1 milione di euro, Ferrara con 947 mila euro e Ravenna 914 mila euro. Il documento regionale, per il 2009, raccomanda inoltre “di organizzare un controllo di qualità sull’esecuzione dei trattamenti larvicidi a latere della gara d’appalto per l’affido del servizio di disinfestazione, prevedendo nel contratto apposite sanzioni”, perché, di fatto in alcune province i trattamenti non sono stati particolarmente efficaci, l’esempio citato è quello di Rimini.
Le linee guida regionali citano anche uno studio sanitario realizzato a Forlì, Cesena, Ravenna e Rimini su circa tremila abitazioni per capire dove la zanzara tigre nidifica: i cosiddetti “luoghi critici”. Ciò che si scopre è che le tipologie di focolaio più importanti sono i tombini (pubblici e privati) seguiti dai bidoni. Nelle aree private il 67 % della popolazione larvale di Ae.albopictus è stata rilevata nei tombini. Nelle aree private in generale i contenitori di medie dimensioni (1-10 litri), dopo i tombini sono i focolai che contribuiscono maggiormente alla popolazione di zanzara tigre per il 24 %.