Romgna, stop Ue agli indennizzi previsti dal Governo Meloni per i balneari: crisi sul decreto e forti tensioni politiche

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Il governo italiano si trova ad affrontare un duro colpo sulle concessioni balneari, dopo che la Commissione Europea ha ufficialmente comunicato a Roma che non verranno riconosciuti indennizzi agli operatori che, a partire dal 30 giugno 2027, perderanno le concessioni a causa dell’applicazione della direttiva Bolkestein.

La lettera, inviata il 7 luglio scorso, rappresenta un fermo “no” alle ambizioni del Ministero delle Infrastrutture, guidato da Matteo Salvini, che puntava a tutelare economicamente migliaia di famiglie e imprese con il decreto indennizzi. Una decisione che rischia di vanificare anni di investimenti e sforzi nel settore.

A manifestare preoccupazione è Mauro Vanni di Confartigianato Imprese Balneari, che ha parlato di un vero e proprio esproprio non solo delle spiagge ma anche di tutto ciò che è stato costruito e valorizzato su di esse nel corso del tempo. Nel frattempo, Diego Casadei, presidente di Oasi Balneari, ha ribadito la necessità che il governo passi dalle parole ai fatti, intervenendo con fermezza a Bruxelles per salvaguardare le peculiarità italiane.

Il documento Ue accenna a una possibile soluzione per risarcire beni mobili come cabine e ombrelloni tramite accordi privati, ma sottolinea la mancanza di un coordinamento locale necessario a concretizzare questa strada.

In questo clima di tensione, la politica italiana si divide. Dal Pd, il deputato Andrea Gnassi ha accusato l’esecutivo Meloni di aver illuso i balneari con promesse impossibili e di aver trascurato il negoziato con Bruxelles. Più Europa ha rincarato la dose, denunciando la “lobby dei balneari” e chiedendo l’immediata apertura delle gare per restituire le spiagge all’interesse pubblico.

Dall’altra parte, Fabrizio Licordari di Assobalneari Federturismo Confindustria ha definito le richieste di Bruxelles un ricatto politico, affermando che la direttiva Bolkestein è frutto di una scelta politica e non un obbligo imposto. Ha quindi lanciato un appello affinché l’Italia non si pieghi, sottolineando che “le nostre spiagge non sono in saldo”.

Bruxelles, dal canto suo, mantiene aperto il dialogo con l’Italia nella speranza di un accordo, come confermato dal portavoce Thomas Regnier. Ma con una procedura di infrazione che dura ormai da quasi cinque anni, e una situazione che vede ricorsi e proteste, la soluzione appare ancora lontana e complicata.

Il futuro delle concessioni balneari italiane resta dunque appeso a un filo, tra vincoli europei, pressioni politiche e un settore che attende certezze.