Russia. Ira di Putin, pugnalata alla schiena “Le conseguenze saranno disastrose”

putinTENSIONE alle stelle. Mai i rapporti tra Russia e Turchia, pur minati dallo scorso 30 settembre, quando l’aviazione di Putin ha iniziato i raid in Siria, avevano toccato i livelli di ostilità esplosi ieri, con l’abbattimento del Sukhoi 24 sui monti Jabal Turkman, a nord di Latakia. Usa toni forti e una buona dose di sarcasmo il numero uno del Cremlino quando definisce l’abbattimento del bombardiere «un crimine», «una pugnalata alla schiena sferrata da complici dei terroristi», ma ha anche avvertito che l’episodio avrà «serie ripercussioni» nelle relazioni bilaterali Mosca-Ankara. Putin ha sottolineato che «i piloti russi non rappresentavano una minaccia» dal momento che «il cacciabombardiere SU-24 è stato attaccato mentre si trovava in territorio siriano, a un chilometro dal confine turco e si è schiantato quattro chilometri all’interno di quello siriano».

PUR ESCLUDENDO l’ipotesi di una minaccia militare nei confronti di Ankara, nelle parole del presidente russo si condensano le fortissime fibrillazioni del momento. «Abbiamo sempre trattato la Turchia come un Paese amico» ha detto lo zar russo, accusando di fatto Erdogan di fare il doppio gioco, dopo le velate denunce dell’ultimio G20, quindi di offrire protezione armata ai militanti dell’Isis. «Non so chi avesse interesse per ciò che è accaduto, sicuramente non noi. E invece di mettersi in contatto con Mosca, da parte turca immediatamente ci si è rivolti agli alleati Nato per discutere dell’incidente, come se noi avessimo abbattuto un loro aereo e non loro un nostro», ha chiosato causticamente. Putin ha ricordato l’accordo di coordinamento tra Russia e Usa per i bombardamenti in Siria, sottolineando che la Turchia «è tra coloro che si sono uniti alla coalizione Usa». L’Isis ha risorse per «miliardi di dollari provenienti da vendite illecite ed è protetto da forze armate di altri Stati, quindi è chiaro perché siano così sfacciati, perché uccidano la gente e compiano attentati in giro per il mondo, incluso il cuore dell’Europa». I nervi sono scoperti e non è semplice capire come sarà metabolizzato il pensiero di Obama, che da una parte auspica misure per evitare una escalation delle tensioni, ma dall’altra ha affermato anche che «la Turchia ha il diritto di difendere il proprio territorio e il suo spazio aereo». E Hollande che ieri ha incontrato il presidente americano, aggiunge: «È urgente chiudere il confine tra Turchia e Siria». Non è stata ancora presa alcuna decisione sulla visita del presidente turco Recep Erdogan in Russia, in programma a dicembre: il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha precisato che la decisione «dipenderà da numerosi fattori». Annullata invece quella del ministro degli Esteri Serghei Lavrov ad Ankara, prevista per oggi. Lavrov ha anche invitato i connazionali a evitare viaggi in Turchia, perché «la minaccia del terrorismo non è inferiore a quella che c’è in Egitto».

IN TEMPO REALE lo ha assecondato
Natalie Tour, che ha sospeso temporaneamente la vendita dei pacchetti turistici nel Paese di Erdogan. Il senato di Mosca è andato oltre, proponendo la sospensione di ogni rapporto con la Turchia, alimentando un clima da pre-guerra che traspare anche dal pensiero che il presidente ceceno Ramzan Kadyrov, fedelissimo di Putin, che ha consegnato all’eternità di Instagram: «La Turchia rimpiangerà a lungo ciò che ha fatto. Non si comporta in modo così subdolo chi parla sempre di amicizia e collaborazione».