Nel marzo 1796 il giovane Generale corso Bonaparte, Comandante dell’Armata d’Italia, guida una serie di operazioni militari combattute dalle truppe francesi contro le potenze europee dell’Ancien Régime. È la prima Campagna d’Italia, un grande successo di Napoleone che nel giro di un anno riesce a travolgere Regno Sabaudo e Lombardia austriaca, per poi spingersi fino ai Ducati di Parma e Modena, Repubblica di Venezia e Stato Pontificio.
Nel febbraio 1797 novemila soldati francesi invadono la Romagna, sbaragliando le forze pontificie presso Faenza. Il 4 febbraio le truppe napoleoniche entrano a Rimini: risalgono a questo stesso giorno i primi contatti – in un primo momento tutt’altro che amichevoli – tra i Francesi e il Governo sammarinese. Il Vescovo di Rimini si rifugia infatti immediatamente in Repubblica, temendo la situazione in cui verranno a trovarsi gli ecclesiastici dopo l’occupazione napoleonica; il Comandante Berthier, dal quartier generale di Rimini, intima perentoriamente alla Reggenza la consegna del religioso e di tutti i suoi beni. I Sammarinesi riescono a prevenire l’incidente diplomatico e a ricomporre i rapporti con i Francesi, al punto che nessuna truppa ostile violerà i nostri confini. A varcarli sarà solo l’inviato di Napoleone Gaspard Monge, recante con sé un discorso da parte del Generale che ha, per i sammarinesi, nient’altro che parole di amicizia e stima, nonché un’allettante proposta di espansione territoriale. Pochi giorni dopo, il 19 febbraio, Bonaparte è a Tolentino, nelle Marche, a stipulare con Papa Pio VI un Trattato col quale il Pontefice cede ai Francesi le Legazioni di Bologna, di Ferrara e di Romagna, il Contado Venassino e Avignone, oltre ad innumerevoli opere d’arte, tanto che centinaia di statue e dipinti vengono portati a Parigi. I territori sottratti allo Stato Pontificio entrano a far parte della neonata Repubblica Cispadana, con capitale Bologna.
È a Tolentino con Napoleone anche Gaspard Monge, e quello stesso 19 febbraio scrive ai Sammarinesi una lettera colma di ammirazione. Il giorno prima gli era infatti giunta la risposta dei Rappresentanti del nostro Governo alle proposte di Napoleone: la Repubblica “contenta della sua piccolezza” rifiutava cordialmente la generosa offerta del Generale, per non rischiare, col tempo, di “compromettere la sua libertà”.
Ci scrive Monge: “Io ò ricevuto ieri sera la lettera che voi mi avete fatto l’onore di scrivermi […] Io lò rimessa a questo Generale, il quale senza esserne sorpreso à ammirato il disinteresse della Repubblica di Sammarino. Ella da un grande esempio al mondo prefferendo di rinunziare ad ogni ingrandimento per non esporre un giorno il più prezioso de’ suoi beni, la sua antica Libertà.”
Nelle immagini:
AS RSM, Carteggio della Reggenza, Lettera in francese di Gaspard Monge alla Reggenza e sua traduzione, 19 febbraio 1797
Archivio di Stato della Repubblica di San Marino