San Marino. Alberi abbatturi: “Erano costellati di poesia…”

Il 6 marzo l’Europa ha celebrato i giusti della terra, all’indomani di quella giornata a San Marino si è compiuta una profonda ingiustizia, sono stati abbattuti gli alberi di via Paolo III nonostante la contrarietà espressa, sin da quando il progetto si era affacciato all’orizzonte, dalla cittadinanza. Si è preferito scrivere che i residenti non si erano mai opposti, dimenticando che per salvare gli alberi fu presentata anche un’istanza d’Arengo, poi respinta. Così mentre il vento accarezzava gli alberi dando loro l’ultimo saluto (sono state le toccanti parole del presidente dell’associazione Porta del Paese Simona Capicchioni) è andato in scena lo spettacolo macabro della loro uccisione. Spettacolo ripreso in diretta dal giornalista ed editore di Giornalesm Marco Severini che fino all’ultimo si è battuto perché la segreteria al territorio facesse un passo indietro arrivando a scrivere in un editoriale che se ciò non fosse avvenuto non avrebbe mai più rivolto la parola a coloro che si sono resi responsabili di questo scempio. Vengono in mente a tal proposito le parole di Ugo Foscolo il quale scriveva “Io non odio persona del mondo ma vi sono cert’uomini ch’io ho bisogno di vedere soltanto da lontano”. Ma chi decide per il nostro territorio non deve avere a cuore la salvaguardia di tutto il suo patrimonio, compreso quello arboreo? E perché invece i segni identitari che lo caratterizzano sono destinati a scomparire uno dietro l’altro? La solidità presuntuosa del governo colpisce a morte i nostri alberi in un braccio di ferro esasperante con la cittadinanza che addirittura aveva proposto di organizzare la danza della pioggia per scongiurare l’abbattimento delle piante. C’è in tutto questo una forza orribile: la volontà di offendere qualcosa che non sa e non può difendersi, qualcuno che ci ha sempre protetto e può soltanto cadere alzando disperatamente le braccia di fronte alla nostra indisponibilità a valutare le tante alternative e proposte avanzate in passato e in questi giorni. La sensibilità ambientale è del resto il software, il sistema operativo dell’Europa ma qui non si sente più il fruscio degli alberi antichi. Ecco allora lo sfogo amaro della presidente dell’associazione Porta del Paese Simona Capicchioni. “Sapete cosa? La disabilità non può essere uno slogan. Uno scudo. Strumentalizzarla è un crimine contro l’umanità. Io ci penserei prima di dire che l’intervento di via Paolo III è “barriere free” quando abbiamo un ambulatorio di città che è il monumento alle barriere architettoniche! Stiamo per iniziare due viaggi importanti: uno nel mondo della “INCLUSIONE” che prenderà il posto della parola “disabilità” sbandierata in modo casuale e anacronistico. L’altra è nel mondo dell’ETICA e dell’ESTETICA. Imparare a vedere (o meglio: sentire il bello) significa forgiare le anime e cambiare il mondo. L’esempio e l’educazione sono le uniche vie per rendere migliore il posto in cui viviamo”. E poi durante l’abbattimento: “E così stanno abbattendo davvero. Qualcuno è presente sul posto per dare l’ultimo saluto e un’occhiata, per constatare personalmente che purtroppo è tutto vero. Sarebbe stata interessante la prova del nove per vedere se con questo vento restano su! Ma certo che sarebbero rimasti su: non sono stati scaturiti né dalle buone ne da tre tempeste di vento che hanno divelto città. Intanto dove sono caduti davvero dei rami, adesso, è in tutt’altro posto, ben più disastrato – almeno dal punto di vista della pavimentazione: gli Orti dei Liburni ovvero la Fontana. Avevamo già parlato di priorità”?! A Simona e alle altre donne che con lei hanno portato avanti questa dura battaglia va oggi il nostro pensiero perché hanno combattuto come leonesse per difendere non il proprio giardino ma qualcosa di più prezioso che apparteneva a tutta la comunità. Per questo sono grandi donne. Ma sappiamo che non festeggeranno perché oggi è il giorno del lutto.

Repubblica Sm