L’argomento ufficiale della giornata è l’approvazione del bilancio di Banca di San Marino. Ma le attenzioni di tutti sono verso il processo di cessione delle quote di maggioranza (attualmente in mano a ECF) ad una società finanziaria bulgara. Fatto che ha scatenato numerose proteste e preoccupazioni. Tanto che, appena fuori dall’edificio, nel mezzo della piazza centrale di Faetano, è stata promossa una raccolta firme.
Ne abbiamo parlato con Alessandra Mularoni, una dei trenta soci che, in occasione dell’assemblea del 12 aprile scorso, avevano espresso il loro dissenso all’eliminazione del vincolo sulla cessione del pacchetto di maggioranza.

Perché questa iniziativa così eclatante?
Chiaramente abbiamo avviato una raccolta firme perché in base allo statuto dell’Ente Cassa, occorre un numero qualificato di firme soci per proporre una modifica, in particolare degli articoli 7 e 9 dello statuto, in modo da consentire che la cessione del pacchetto di maggioranza diventi una materia che richiede una maggioranza qualificata, come la fusione, la trasformazione, o la liquidazione. Mi sembra una cosa molto giusta.
Non c’è la garanzia di una supervisione da parte di BCSM?
Banca Centrale si deve esprimere. Ma lo farà alla fine.
Ci sono i tempi visto che è già stato firmato un precontratto?
Il preliminare di vendita avrà efficacia solo nel caso di autorizzazione di Banca Centrale. Quindi, è chiaro, noi abbiamo ancora una speranza, e cioè che BCSM eserciti appieno il suo ruolo.
Ne parlerà oggi in assemblea?
Questa è l’assemblea di approvazione del bilancio della banca, che non c’entra perché è la controllata, oggetto della cessione. Più opportuno sarà intervenire nell’assemblea del 31 maggio prossimo, quando ci sarà anche la nomina del nuovo cda. Ma parlerò anche oggi.
Come avete valutato il percorso fatto finora?
Mi è sembrata una strategia troppo accelerata, anche perché non ha tenuto conto del principio democratico di condivisione con l’assemblea dei soci per scelte così importanti. Siamo stati tenuti all’oscuro fino all’ultimo e non ci sono state proposte alternative. Noi stessi abbiamo avuto un incontro precedente all’assemblea con il Cda, proponendo delle soluzioni intermedie, o alternative a questa cessione: non sono state per niente prese in considerazione.
Si sentono voci del tipo: se vengono i bulgari, porto via tutti i miei soldi dalla banca. Le risulta?
I prelievi sono già iniziati. Nei nostri comunicati abbiamo sempre fatto presente che Banca di San Marino è sana, e da oltre tre anni chiude in utile; quindi, non è in difficoltà sotto il profilo finanziario ed economico. È chiaro che se c’è lo spavento nei confronti dell’azionista di maggioranza bulgaro, i prelievi si intensificheranno e potrebbe arrivare una crisi di liquidità.
Dal microfono del giornalista a quello dell’assemblea, Alessandra Mularoni fa una disamina della situazione con toni molto schietti, per niente attenuati da una possibilità di mediazione: “Fino ad oggi l’Ente Cassa di Faetano, come dice il suo stesso nome, si è totalmente identificato con la Banca di San Marino a cui 25 anni fa diede origine e di cui ancora oggi possiede oltre il 90% delle quote del capitale sociale. Quindi senza alcun dubbio la scelta di vendere la maggioranza della Banca di San Marino costituisce una scelta epocale, che stravolge l’identità stessa dell’Ente Cassa di Faetano. Per questo motivo una decisione così importante deve essere presa nella maniera più democratica possibile, coinvolgendo e informando in maniera approfondita il numero più ampio possibile dei Soci dell’Ente Cassa”.
La sua proposta finale, per venire incontro agli adempimenti che ECF si trova di fronte, ma non ha la possibilità di assolvere perché ha declinato gran parte del suo patrimonio e delle sue risorse per aiutare la banca, è molto netta e decisa: devolvere la metà dell’attuale attivo di bilancio a favore di ECF per poter pagare la rata del mutuo acceso con BAC, in scadenza a breve. Ma dalle prime file si alza un mormorio di dissenso. Pare che non sia possibile.
Di sicuro, la battaglia avrà il suo epilogo, qualunque esso sia, nell’assemblea di ECF del 31 maggio.