San Marino. Amplificato divario socio-culturale

Viene voglia di credere che abbia ragione il dott. Liano Marinelli quando afferma che di qui a settembre le disposizioni per il ritorno sui banchi cambieranno cento volte. Se per allora il virus avrà smesso di circolare dunque anche le mascherine saranno solo un lontano, spaventoso ricordo. A meno che il virus non sia il pretesto per cambiare i connotati alla scuola – così sembra essere nella vicina Italia – rendere complicate le cose che potrebbero essere semplici. In tanti stanno riflettendo su questo aspetto. Per il momento ciò che la didattica a distanza ha fatto venire avanti è l’acutizzarsi del divario tra chi la scuola ce l’ha in casa e chi invece non ce l’ha. Una vecchia storia di cui tanto si era parlato nella scuola di Barbiana. “Se sapeva fare da sé non vi mandava Gianni a scuola. Tocca a voi supplirlo in tutto: istruzione e educazione. Sono due facce di un problema solo. Gianni domani, se ce lo portate, sarà un babbo più capace e collaborerà in altro modo. Il suo babbo per ora è quello che è. Quel poco che i signori gli hanno concesso di essere”. Lo ha scritto in un post Vanessa Muratori: “Penso che la dad abbia acuito un problema enorme, ma già preesistente, della scuola: il suo delegare alle famiglie i compiti di consolidamento degli apprendimenti. Certo dovrebbero essere gli/le alunni/e a gestire l’agenda, i tempi pomeridiani e a svolgere i compiti, ma sappiamo bene che questo funziona per chi ha un discreto livello di autonomia e di motivazione e non ha particolari difficoltà di apprendimento. Penso in particolare alla scuola primaria, perchè alle superiori ci sono percorsi diversi e, andando verso la “maturità”, ha anche un senso l’impegno individuale nel lavoro di consolidamento. La collaborazione tra scuola e famiglia è fondamentale, ma quando la scuola si affida alle famiglie per lo svolgimento dei compiti a casa, aspetto ora amplificato dalla dad, non può non sapere che perpetuerà la distanza tra chi ha una famiglia in grado di sostenere questa incombenza e chi non ce l’ha. Voglio ragionare oltre la pandemia e penso che il tempo scuola debba essere in sè stesso sufficiente per lo studio e il consolidamento, è nelle biblioteche di istituto che andrebbero fatte le ricerche e lo studio individuale, è nelle aule che andrebbero svolti, magari nel piccolo gruppo così fertile di scambi, gli esercizi di consolidamento, è tra di loro che dovrebbero ripetere ed ascoltarsi prima delle interrogazioni. Questo perchè la scuola dovrebbe colmare il divario socio-culturale, non amplificarlo”. In questi giorni in realtà non c’è sammarinese che non si stia domandando perché tutto stia ripartendo meno la scuola. Sono così giunte moltissime riflessioni e anche suggerimenti per non continuare a far pagare il conto dell’emergenza sanitaria ai bambini. Di tutto questo il segretario Andrea Belluzzi è senz’altro consapevole tanto che ieri alla ripresa dei lavori consiliari ha preso la parola dedicando un passaggio proprio alla scuola. Non ha però svelato quanto verrà riferito direttamente giovedì in seno alla Commissione Uno. “Ritengo doveroso – ha detto – per rispetto di quanto stabilito in commissione riservarmi di comunicare in quella sede quelle che possono essere delle possibili prospettive. E’ emersa una sensibilità che condivido e sulla base della quale cercherò di lavorare”. Bocca cucita dunque sul prossimo futuro della scuola. In attesa che più delle parole siano i fatti a dare le risposte che tutto il Paese aspetta.

Repubblica Sm