La secessione dell’Aventino, dal nome del colle Aventino su cui secondo la storia romana si ritiravano i plebei nei periodi di acuto conflitto con i patrizi, fu un atto di protesta attuato da alcuni deputati d’opposizione contro il governo fascista in seguito alla scomparsa di Giacomo Matteotti il 10 giugno 1924. L’iniziativa consisteva nell’astensione dai lavori parlamentari, riunendosi separatamente. Dopo quell’atto ogni “omicidio” della democrazia prende le mosse da quel tragico evento, che fu l’espressione massima della barbarie e del soffocamento della libertà, culminato persino nell’eliminazione fisica di chi la pensa diversamente. Il fatto di lasciare il parlamento, di abbandonare il proprio ruolo di politico eletto dalla gente per rappresentarla è un atto abnorme, di una forza sovrumana. La carica di significato, la decisione dirompente dell’opposizione italiana di allora fa tremare i polsi e nello scempio che significò il fascismo, quell’atto rende ancora oggi gli italiani orgogliosi di essere tali. A San Marino sono passati pochi giorni dalla festa della Liberazione dal fascismo e il gesto delle opposizioni sammarinesi di lasciare il parlamento in aperto contrasto con l’attuale maggioranza assume alto valore simbolico. Poche volte nella storia sono accaduti fatti di tale gravità da portare un parlamentare a lasciare il suo scranno, astenersi dai lavori, preferire uscire dal luogo deputato per esercitare diritti e doveri: il che dà la misura di quello che è in atto nel Paese. Così ieri, a Rete e Mdsi, assenti da subito, in tarda serata si sono aggiunti anche tutti gli altri. Dc e Ps non rientreranno più in Consiglio fino a settembre. C’è dunque un partito unico a votare le leggi, perché per le opposizioni non esistono più le condizioni per il dialogo. Aula vuota e – ironia della sorte – democrazia che vede inferta proprio nella Antica Terra della Libertà una ferita grave e forse insanabile. Il governo del cambio di metodo, del dialogo, della trasparenza, sta mostrando un volto che comincia seriamente a preoccupare.
