San Marino. Asset spinge Bcsm verso soluzione “amichevole”, ma solo un giudice civile può autorevolmente quantificare i danni! … di Enrico Lazzari

La netta presa di posizione degli azionisti, o meglio della rappresentanza degli stessi, di Asset Banca ha evidenziato come le azioni controverse di dirigenti pubblici che si trovano ad occupare posti chiave e ad assumere decisioni importanti abbiano sempre una pesante ricaduta, diretta o indiretta, sul benessere collettivo (leggi qui).

I fatti. Tutto iniziò nel 2017, con il commissariamento -e la successiva liquidazione- dell’istituto di credito sammarinese, nonostante la crisi non sembrasse irrimediabile e la proprietà si fosse detta disponibile a ricapitalizzare il capitale della stessa banca. La controversa decisione assunta dalla governance dell’epoca di Banca Centrale trovò l’opposizione  della proprietà che diede il via ad una azione giudiziaria che si chiuse con la dichiarazione di illegittimità dell’azione assunta ai danni di Asset Banca da Bcsm e, successivamente, all’avvio di una azione di accertamento penale a carico di chi, nel ruolo interno all’istituto di vigilanza e governo finanziario sammarinese, agì per decretare la “morte” di Asset.

Se la parola fine a questo ennesimo brutto capitolo della storia sammarinese dello scorso decennio potrà venire posta soltanto dalla sentenza definitiva degli attinenti procedimenti penali in corso, la questione economica -in gergo, civile di risarcimento del danno ai danneggiati- balza ora alla ribalta delle cronache grazie ad una netta presa di posizione, nella quale gli azionisti invitano l’attuale governance di Bcsm a definire in una sorta di “trattativa privata”, o che dir si voglia in “via stragiudiziale” la quantificazione e la liquidazione del danno.

Una richiesta che, però, sembra destinata a non trovare soddisfazione nella controparte, chiusa, arroccata su procedure di tutela sia dell’istituzione che rappresentano che tese ad evitare strumentalizzazioni.

Ogni “accordo” stragiudiziale fra le parti, infatti, renderebbe almeno in parte discrezionale il merito dello stesso ed esporrebbe i vertici di Banca Centrale a dubbi, strumentalizzazioni o, addirittura, chiare accuse di aver penalizzato l’istituzione che rappresentano. La posizione di estrema chiusura che sembra aver assunto in materia l’attuale governance di Bcsm, quindi, sarebbe mirata a garantire nella vicenda la massima equità e trasparenza, affidando ad un tribunale civile, all’imparzialità di un giudice, la definizione del danno e, quindi, la determinazione del rimborso che andrà a gravare sulle casse di Banca Centrale, indubbiamente responsabile, come realtà giuridica, del danno procurato agli azionisti -e non solo- di Asset Banca attraverso una azione che ha già il sigillo di “illegittimità” apposto da una sentenza giudiziaria.

Così, se è comprensibile la pressione che gli azionisti fanno verso l’attuale governance di Bcsm per vedere soddisfatte nel più breve tempo le loro rivendicazioni, è altrettanto comprensibile e condivisibile la posizione assunta dalla controparte, perchè rappresenta una estrema tutela di trasparenza, non apparentemente tale, peraltro facilmente strumentalizzabile, in caso di un accordo stragiudiziale fra le parti.

Dunque, se sul fronte penale -dove sono imputati l’ex Direttore Generale e due ispettori della Vigilanza- la sentenza definitiva non appare ancora dietro l’angolo, i tempi si preannunciano lunghi anche sul fronte civile, dove soltanto una pronuncia del Tribunale, su causa avviata dalla parte lesa, ovvero dagli azionisti Asset, appare in grado di sbloccare lo stallo in cui le parti -oggi muro contro muro- si sono cacciate.

Ogni ulteriore azione diversa da ciò non farebbe altro che inasprire sterilmente i toni e allontanare ulteriormente la definizione di una vicenda che, è incontestabile, “grida vendetta”, essendo inverosimile che -alla luce della “dichiarazione di illegittimità” dell’azione perpetrata negli anni scorsi, dalla precedente governance di Bcsm ai danni di Asset- gli azionisti dell’istituto bancario poi liquidato non abbiano subito danni anche ingenti dagli atti riconosciuti “illegittimi” in una sentenza giudiziaria- perpetrati da Banca Centrale.

Ma a quanto ammontano questi danni? Un milione di euro? Cento milioni di euro? Un solo euro simbolico? E quanto influisce sulla determinazione degli stessi il fatto che l’istituto di credito liquidato fosse già in crisi, anche se con un gruppo dirigente disponibile a ricapitalizzarlo? Come determinare, poi, il danno immateriale in maniera certamente equa?

Non è semplice coniugare il rispetto del mandato di tutela dell’istituzione rappresentata -sì, perchè l’attuale governance ha un preciso mandato e precise priorità verso l’istituzione che rappresenta- con i canoni di trasparenza indispensabili da garantire, anche nell’apparenza e non solo nel concreto.

Pur comprendendo le legittime rivendicazioni dei danneggiati, intravedo una sola strada razionale per arrivare alla definizione della parte “civile”, economica della vicenda che oggi contrappone l’attuale governance di Bcsm -che non ha responsabilità personali nel “casino” creato, non essendo all’epoca in carica-  agli azionisti Asset: il promunciamento di un giudice, con sentenza conseguente alla causa civile avviata dalla parte lesa.

Ben venga, quindi -pur con una “mano sul cuore” pensando ai danneggiati– l’integerrimità dimostrata dagli attuali vertici di Banca Centrale… Se la stessa integerrimità fosse stata presente anche nel decennio scorso, forse Asset sarebbe ancora operativa.

Enrico Lazzari

Enrico Lazzari